Eventi

Tessuti e Lamiere La trama di Gabriele Diotallevi, eclettico ingegnere di passioni.

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Evento

Palazzo Bisaccioni - Jesi

8 / 31 Gennaio 2022

Inaugurazione 8 Gennaio 2022 ore 17:00

La mostra trama stile automobilistico e ordisce moda, completando la grande tela tessuta da Gabriele Diotallevi (Jesi, 1923-2007), i cui lembi conosciuti sono quelli di professore del Disegno Tecnico, per trentacinque anni formatore di migliaia di periti industriali, e di ingegnere, progettista di centinaia di costruzioni con lo Studio Albertini, Diotallevi e Ferrari a Jesi.

Una vita intorno al disegno, al progetto, “alla carta pitturata”, in un’elegante ecletticità espressiva di equilibri compositivi, formali e umani. L’esistenza privata di Gabriele Diotallevi è colma di passioni, sogni e fissazioni, che ruotano tutte intorno ad abiti e carrozzerie.

La mostra prende spunto dal ritrovamento di alcune agende del Liceo e del periodo universitario, dove i disegni del costume e dei mezzi di trasporto del Ventennio fascista e del Dopoguerra evidenziano i dettagli stilistici e i toni caratteriali di una generazione alla ricerca di eleganza.

Tessuti e lamiere, pensati come materiali di rivestimento del corpo o dei motori, se manipolati nella loro vestibilità da creatività e gusto per la modellazione, divengono generatori di linguaggi espressivi. Uomini e donne sembrano usciti dai film del cinema dei Telefoni bianchi, dove i portamenti, la moda e lo stile automobilistico affermano quel diritto alla felicità in contrasto con il dovere del sacrificio per la Patria.

Attraverso il talento nel disegno, Gabriele illustra gli ideali d’abbigliamento dell’epoca, donando classe e buon gusto ai personaggi che interpreta. Disegna carrozzerie automobilistiche plasmando stile nelle sagome di autobus che percorrono l’Italia, liberi tessuti che ricoprono una meccanica razionale. La passione dei pullman diventa una vera e propria mania. Iniziata in gioventù con la creazione di modellini in lamiera, perseguita da adulto con la progettazione di frontali e grafiche di pullman reali, consolidata da pensionato con la ripresa del modellismo e del collezionismo di modelli commerciali, ai quali personalizza le grafiche e aggiunge lo sterzo.

L’allestimento connette un’ottantina di disegni ad una collezione di modellini di autobus ed incastra opere d’arte attinenti ai temi, interpretate da Andrea Boldrini, Giancarlo Ercoli e Gino Sampaolesi, artisti che l’hanno conosciuto. Le testimonianze raccolte sono scritte da: Giancarlo Bassotti (critico d’arte), Riccardo Diotallevi (figlio di Gabriele), Roberto Giolito (Head Heritage, FCA) e Cristiana Paesani (designer).

Un ricordo di Riccardo Diotallevi

Vestiti, camicie, cravatte, cappotti e cappelli nello stile del vivere, poi automobili ed autobus nello stile del viaggio. L’abbigliamento ed i pullman sono le grandi passioni che hanno accompagnato l’ingegner Gabriele Diotallevi (Jesi, 1923-2007) per tutta la sua esistenza.

Nell’adolescenza, disegna autobus misurando con il metro da sarta i mezzi in sosta al mercato delle erbe e costruisce con la latta delle scatole di biscotti modelli in scala. Modellismo ante litteram realizzato con lamierini battuti con piccoli martelli su ferri da cavallo, poi saldati a stagno, stuccati e verniciati con la pompetta del Flit. Cesella minuscole meccaniche di precisione per l’apertura di porte, finestrini e cofani, poi tecnicismi per ruote sterzanti e dipinge a smalto scritte ombreggiate di marchi e cartelli sostituibili per le differenti destinazioni. Perfette operazioni di paziente miniaturizzazione e di tanta, tanta pignoleria.

Nell’esordio alla professione di ingegnere, conquista il primo incarico grazie alla sua passione per gli autobus, e per la SACSA, Società Anonima Cuprense Servizi Automobilistici, progetta e realizza il garage per le vetture con una moderna architettura voltata a Cupramontana (An) nel 1955.Dal quel momento, cura l’immagine della SACSA attraverso la scelta delle livree del parco macchine, la progettazione dei frontali, “le calandre” e delle grafiche per le fiancate, attraverso stilemi aerodinamici, che lui chiama “baffi del vento”.

Nella sua meritata pensione, torna al modellismo dei pullman, sperimenta nuovi materiali come l’ottone e le plastiche, e contemporaneamente rielabora la collezione di modelli commerciali con l’applicazione di ruote sterzanti e fantasiose espressioni grafiche per le sue due fantomatiche compagnie per il trasporto persone: “il Turismo”, nella lunga gittata ed “Autolinee”, per la mobilità locale.

Nello stesso tempo, la moda lo affascina come espressione dell’individualità caratteriale, quale estensione estetica dell’anima della persona.

I protagonisti, ritratti nei suoi disegni, sono spesso in coppia, in uno scambio di linguaggi tra garbo del corpo e passione del cuore. Gli uomini rappresentati sono forti, spesso con sigaretta e cappello, avvolti in impermeabili con il bavero alzato. Altri azzardano abbinamenti tra completi classici grigi e colorate polo sportive con ai piedi spartani sandali in cuoio. Le donne sono provocanti, sagomate da abiti attillati, strozzate da cinture alla vita per avvolgere fianchi con pinces che arrotondano i generosi “paraurti”, anteriore e posteriore. Longilinee figure femminili, allungate da scarpe a tacchi alti e accessoriate con borsette pochette, mostrano i dettagli delle fantasie e delle pieghe dei tessuti nella loro caduta sul corpo. Tratti grafici che spiegano le movenze, i gesti e le arie nell’indossare capi d’abbigliamento che mettono in relazione le persone e ne comunicano la bellezza.

La dote del buon gusto, la conoscenza della moda e l’esigenza di eleganza lo portano alla scelta di sarti d’eccellenza, come Locatelli, il camiciaio romano a via della Vite e Caraceni, la sartoria di Macerata, maestri artigiani, che divengono fornitori nonché amici per una vita intera.

Nelle frequentazioni in quei laboratori, come nelle botteghe rinascimentali, si discute di moda, di stoffe, si scelgono i modelli, e si decidono i tagli per la realizzazione di tutto il guardaroba. 

Viene a conoscenza dei segreti sartoriali, come l’uso del ferro a vapore per plasmare i tessuti nella curvatura delle spalle. A casa riprova gli abiti appena ritirati dal sarto e posizionato di spalle allo specchio si guarda la schiena attraverso uno specchietto retrovisore, tenuto con la bocca per non impegnare mani e lasciare le braccia distese, per godere della perfetta manifattura della giacca, che senza alcun difetto, cade sul suo corpo.

Solo dopo questa intera lettura della persona, possiamo dedurre che l’ampiezza del guardaroba e il numero delle automobili siano stati per lui una formula di vita, una sorta di missione stilistica perpetuata dall’adolescenza sino alla fine dei suoi giorni.

Credits


Con il patrocinio di:

Comune di Jesi;
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi;
Ordine degli ingegneri della Provincia di Ancona;
Associazione per il Disegno Industriale:
delegazione Marche, Abruzzo e Molise.

Con il con il contributo di:

Lazzerini – Monsano;
Sidertekno – Jesi;
Giampaolo Giardinieri – Jesi;
Ferramenta Batazzi – Jesi,
Center Tecnica – Jesi;
Lineainox – Jesi;
Sacsa – Jesi.

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