Visions&Tools XII edizione

Sacro ad Apollo e simbolo del successo e della vittoria. È un arbusto della famiglia delle Lauraceae, che in condizioni ottimali può raggiungere anche i 15 metri di altezza.

Vegeta spontaneamente nelle formazioni a Leccio e in quelle con querce caducifoglie e carpini, nei valloni freschi, gole rupestri, greti di corsi d’acqua. Predilige un clima caldo-umido ed un suolo fertile, profondo, fresco e ben drenato. Ha un portamento piramidale ed è capace di produrre continuamente nuovi polloni. Si riconosce facilmente per la lucentezza delle foglie, verde pallide da giovani e col passare del tempo sempre più scure.

La sua capacità di sopportare molto bene le potature, la rende una delle specie più utilizzate per formare siepi compatte. Tale pratica, tuttavia, impedisce alle piante di mostrare a primavera i fiori giallo-verdastri vistosi e molto decorativi, apprezzabili invece quando, non avendo vincoli di altezza, si possono lasciare più distanti fra loro e libere di crescere.

Le sue foglie sono molto note in cucina ma anche nella cura di alcune patologie, cosi come i frutti.

È un arbusto o piccolo albero (fino a 9 metri di altezza) della famiglia delle Ericaceae, fra i più decorativi della nostra “macchia mediterranea” e del sottobosco delle pinete litoranee. Ha un fogliame scuro ed una chioma compatta. Possiede una grande capacità di sopportare gli incendi

Il suo grande valore ornamentale è dovuto alla presenza contemporanea, dall’autunno all’inverno, delle foglie verdi, dei fiori orceolati bianchi, dei frutti prima gialli/arancioni e poi rossi. Per questo aspetto, nel Risorgimento, era stata designata come pianta simbolo della nazione. Anche la corteccia dalla colorazione bruno-rossastra ed i rami contorti sono molto interessanti dal punto di vista ornamentale.

Il nome latino della specie “unum edo” (ne mangio uno solo) sta ad indicare che il frutto, pur essendo commestibile, va mangiato con moderazione, ma è molto gradito per preparare confetture e bevande. I frutti sono molto apprezzati anche dagli uccelli e per questo è facile incontrare esemplari vetusti nei roccoli dei cacciatori.

I fiori attirano le api che producono un miele di grande pregio.

Molto citata nella mitologia, la fillirea è un arbusto o piccolo albero sempreverde della famiglia delle Oleaceae, alto fino a 5 metri (raramente fino a 10 metri). I fiori sono bianco-verdastri e profumati, i frutti bacche nero-bluastre. Talvolta viene scambiata con altri sempreverdi della macchia mediterranea come l’Alaterno, ma è da essi riconoscibile per il legno maleodorante e per le foglie opposte (poste sul nodo una di fronte all’altra).

Lungo il litorale marchigiano, nelle formazioni spontanee, la P. angustifolia è meno frequente della P. latifolia, ma è più usata come pianta ornamentale per formare delle siepi o composizioni compatte di vegetazione.

È una specie che richiede bassi costi di manutenzione, capace di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno, di resistere ai venti salmastri e alla siccità estiva e all’inquinamento, quindi ottima per il verde urbano, per i giardini al mare e, come siepe e frangivento, per proteggere le specie più delicate.

Sopporta bene le potature al punto da consentire la creazione di forme regolari e compatte.

È una quercia della famiglia delle Fagaceae, con foglie sempreverdi e variabili anche sulla stessa pianta: talvolta ovali, spesso lanceolate, con margine intero o con denti profondi e in certi casi spinosi. Le foglie sono di colore verde scuro nella pagina superiore, biancastre e pelose in quella inferiore. Il leccio è assai diffuso lungo la costa marchigiana e, all’interno, nelle zone a clima mite. Cresce bene anche su suoli poveri e teme l’eccesso di argilla e di umidità.

Produce uno dei migliori legni da ardere ed è anche questo il motivo della sua rarefazione.

È un albero estremamente versatile che può prestarsi ad essere utilizzato da abili giardinieri nell’ars topiaria. Nei parchi e giardini può formare alte siepi. Isolato, può esibire tutto il suo portamento imponente e vigoroso (può raggiungere anche i 30 metri di altezza) e la sua bella colorazione della chioma.

Le ghiande sono un ottimo alimento per i suini ed in passato venivano usate, opportunamente tostate, come surrogato del caffè.

Appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae, cresce come arbusto, raramente come piccolo albero al massimo alto 4 metri.

È uno dei più comuni componenti della macchia mediterranea, diffuso lungo tutte le coste, soprattutto quelle rocciose. Teme le gelate precoci e tardive, quindi è più raro all’interno e nell’alto Adriatico.

Molto decorativo per il portamento compatto ed elegante e per la colorazione purpurea che in inverno assumono le foglie paripennate composte da 8-10 foglioline coriacee e lucide. Svolge in modo egregio e con costi di manutenzione quasi nulli la funzione tappezzante, che risulta utile nei parchi/giardini e soprattutto nella riqualificazione di aree di risulta, abbandonate e denudate, così da anticipare e frenare la possibile invasione di specie esotiche di scarso pregio come la robinia e l’ailanto.

Le foglie e la corteccia, se vengono strofinate, emanano un gradevole profumo di resina che veniva estratta per fare vernici, per usi medicinali, cosmetici, per la preparazione di liquori e gomme da masticare per profumare l’alito, imbiancare i denti e rinforzare le gengive. Dalle bacche si può estrarre un olio commestibile o per l’illuminazione.

Pianta sacra a Venere e alla poesia, nonché pianta nunziale, appartiene alla famiglia delle Myrtaceae.

Cresce come arbusto sempreverde, alto in casi eccezionali fino a 4 metri.

È una tipica specie eliofila mediterranea e vive spontanea lungo le coste e i litorali, su qualsiasi tipo di substrato.

Il mirto è molto apprezzato dal punto di vista ornamentale per il portamento, per le foglie di colore verde cupo e brillanti, persistenti e profumate, per i fiori bianchi con 5 petali e molto profumati, per i frutti che sono bacche di colore nero-bluastro a maturazione, con riflessi rossicci. Sopporta bene le potature.

Viene considerata pianta aromatica: le foglie si impiegano per profumare gli arrosti; i frutti, privati dei semi duri e aspri, per aromatizzare le carni insaccate. Dai fiori, per distillazione, si ricava l’”acqua d’angelo” per la cura della pelle. Con le bacche si possono produrre particolari liquori e il vino di mirto. Le radici e la corteccia si utilizzano per la concia delle pelli. È interessante anche come pianta officinale.

Appartiene alla famiglia delle Apocynaceae ed è spontanea nell’Italia meridionale e insulare.

Cresce come arbusto riuscendo a raggiungere altezze notevoli (fino a 9 metri). Spesso si vedono esemplari con un portamento arboreo ottenuto da drastiche potature motivate da scelte sia ornamentali che funzionali (visibilità, ostacolo...).

L’oleandro è dotato di grande rusticità ed adattabilità.

Per la tossicità delle foglie, fiori e frutti e bene non ingerirla.

Appartiene alla famiglia delle Lamiaceae.

Specie suffruticosa aromatica fra le più usate in cucina specie negli arrosti.

Oggi i vivai mettono a disposizione piante di rosmarino dal diverso portamento: con rami ascendenti per formare siepi e bordure e prostrate per tappezzare aiuole e scarpate.

Appartiene alla famiglia delle Tamaricaceae ed ha un portamento arbustivo, talvolta prostrato a causa dei venti dominanti. È una specie alofita, molto resistente alla salsedine anche grazie alle sue piccole foglie che riducono la traspirazione; per questa attitudine cresce bene vicino al mare, riuscendo a colonizzare e consolidare le dune sabbiose, frenando l’erosione e proteggendo la vegetazione retrodunale più sensibile. Vive bene anche nelle zone calanchive dell’interno dove riesce a consolidare i pendii franosi.

Nei giardini e nel lungomare di molte città viene spesso coltivata come albero, ma in tal caso necessita di continue potature e l’asportazione dei vigorosi polloni che indicano il “desiderio” della pianta di tornare al suo normale portamento. Per questa ragione spesso, attraverso le ferite, viene attaccata da funghi agenti di carie.