Demanio Marittimo
- 2023

Spaziocorpo Edizione 13

Demanio Marittimo. KM-278 è una maratona dedicata alle arti, all’architettura, al design e alla dimensione adriatica, curata da Cristiana Colli e Pippo Ciorra. La XIII edizione, come ogni anno,si svolge sulla spiaggia di Marzocca di Senigallia venerdì 21 luglio, 12 ore ininterrotte, 6 pm/6 am.

Il titolo di questa edizione è SPAZIOCORPO – tra le grandi interrogazioni di questo momento segnato da conflitti e fragilità a diversa scala, forse mai vissuti nel passato recente con questa intensità – che racchiude le parole care a Demanio: comunità, coesistenza, progetto, cultura, conoscenza, visione, sviluppo, cura nella traduzione che ne fanno artisti, architetti, studiosi, imprenditori, scienziati, uomini e donne delle istituzioni, autori nell’accezione più ampia. L’ibridazione di queste due parole permette di espandere la dimensione etica, artistica, scientifica e culturale e di collocare la relazione tra corpo e spazio in una prospettiva allo stesso tempo progettuale, individuale e collettiva. Responsabilità del singolo e delle tante governance che definiscono le forme del potere contemporaneo: potere economico, scientifico, politico, culturale. I punti di vista vanno dall’arte all’architettura, dalla scrittura alla geometria, dalla misura alla cucina al cibo.

SPAZIOCORPO

Cristiana Colli

Sentire il pane che non profuma e si fa pietra di Zhanna Kadyrova, immaginare il lungo viaggio dalle montagne dell’Ucraina alla tovaglia bianca davanti al mare d’Oriente, è stato accogliere una promessa, un committment per Demanio, una parola. Una parola che non c’è ma è apparsa, un neologismo che trattiene tutto quello che è stato e quello che potrà essere. Lo spaziocorpo è quello dei diritti e del progetto, delle forme e della misura, dei paesaggi conosciuti e di quelli alieni. E’ il corpo che sente e desidera, trema e prega, il corpo libero tra le prossimità, organico e vibratile, analogo ma non assimilato, il corpo delle identità in cammino. E lo spazio è quello gentile, che avvolge e non si vede, lo spazio atteso e immaginato, pensato conquistato e condiviso. Lo spaziocorpo è una distanza infinitesima o immensa, è l’interstizio dello sguardo sul mondo. Ha tanti volti, nomi, risuoni. Sono le infinite Camere con Vista – metafore della contemplazione e della meraviglia, del mistero nei dettagli della vita minima riconosciuta negli approdi di una lunga ricerca fotografica, storico-archivistica e antropologica che arriva dal mare lungo la linea di costa, e svela la permanenza trattenuta nella spiaggia, il depositato di un’intimità pubblica che si rinnova nell’immagine. E’ Tirana, comunità di comunità cosmopolita, capitale ammirata che ha fatto dell’arte, della cultura e dell’architettura un’innovazione del modello di welfare e della cittadinanza, un orizzonte nel segno del buon governo. E’ Italo Calvino in forma di mappa, rete, infografica – rappresentazione dove spazio, immagine e parola attivano nuove letture, dove la rimembranza accoglie la stratificazione del testo e svela tutto il suo potenziale di conoscenza ed elaborazione. Lo spaziocorpo è il paesaggio italiano in cammino dove la magnificenza abbandonata e ritrovata della Sicilia, lo scarto come nuova risorsa del paesaggio toscano, le geometrie appoggiate sui muri sono enzimi di sviluppo che ricreano l’appartenenza e il senso dello stare insieme. Ma è anche il paesaggio di microscopi e telescopi, immagini enigmatiche e cangianti che abitano il confine tra linguaggi e sistemi di riferimento, in quella terra promessa tra arte e cultura, architettura, poesia scienza e filosofia. Con le neuroscienze che indagano le mappe cognitive, il corpo e lo spazio che crea artefatti culturali; con la geometria e la misura che definiscono contorni confini e simmetrie; con lo spazio come lab di esperienza e coesistenza, dove il corpo delle tute spaziali è quasi un alias tra funzione e design dove il riferimento domestico si insinua nell’inquietudine aliena. Lo spaziocorpo è l’ambito di elezione delle forme in cammino, del design che si abita, che si usa, che significa. In definitiva è quel sentirsi a casa nelle cose del mondo, tra cose che hanno cura, senso e connessione. In qualche modo è un manifesto. Un pensiero partito dai pani di pietra e ritornato sulle coste adriatiche nel segno di Enzo Cucchi – maestro dei Demanio 2023 – e nel segno dell’aria, del movimento e del respiro. Nuvole lunghe dipinte e disegnate le sue, e il ricordo tra gli altri di quel quadro “Due bei passerotti pettinati dal vento”.

Spazio

Pippo Ciorra

Per la sua tredicesima edizione Demanio Marittimo km 278 decide di occuparsi di una serie di temi tornati prepotentemente e inaspettatamente in evidenza dopo la raffica di shock che il genere umano e il pianeta che abita hanno subito negli ultimi tre/quattro anni. Alla fine degli anni dieci del nostro secolo le cose sembravano andare abbastanza lisce. Il recupero dalle crisi finanziarie procedeva in modo accettabile, le istituzioni europee decidevano varare il New European Bauhaus e quindi di mettere al centro del loro impegno l’ambiente, la creatività, la tecnologia; l’architettura e le arti procedevano una direzione fatta di pluralismo espressivo, impegno, contaminazione digitale. Proprio la transizione indolore, o almeno non contrastata, verso una presenza sempre maggiore della tecnologia a scapito del valore dei corpi sembrava un processo inarrestabile e tutto sommato non foriero di grandi pericoli, se non per qualche regista pedante che raccontava i problemi di chi si innamora di Siri. Poi all’improvviso tutto è cambiato. All’inizio del 2020 il COVID19 è venuto a ricordarci da un lato la fragilità e l’invadenza dei corpi, e allo stesso tempo di quanto fosse urgente regolare i confini dello spazio digitale con cui stavamo – stiamo – sostituendo o integrando quello fisico. Esattamente due anni dopo, come se febbraio fosse all’improvviso diventato il mese dei guai, la Russia ha invaso l’Ucraina, dando inizio a una stagione di orrori e insensatezze che non accenna a finire. Ancora corpi, quindi, anche in questo caso feriti, menomati, uccisi, ma soprattutto un ritorno feroce dello corpi, fisico, che va conquistato e tolto a qualcun altro, difeso, minato, definito da confini precisi e mobili allo stesso tempo. Tra pandemia, guerre e conseguente incremento dei fenomeni legati alla migrazione abbiamo allora dovuto tornare a occuparci dei corpi ,di cosa si possa o non si possa fare in loro assenza, di come cominciare a mediare il loro rapporto (e quello delle menti di chi li abita) con la presenza crescente della tecnologia. Sulla spiaggia Marzocca quest’anno saranno presenti molti autori – architetti, studiosi, critici d’arte – che in vari ruoli si occupano dei nuovi fenomeni che riguardano corpi e spazi, dei conflitti che sorgono, delle potenzialità che appaiono all’orizzonte delle ricerche scientifiche e creative. Uno spazio particolare è nell’occasione riservato all’edizione della Biennale Architettura che si è appena aperta a Venezia, la prima curata da una donna africana, scrittrice di fiction, appassionata di formazione (degli architetti) e del futuro dell’Africa. Con la sua mostra Lesley Lokko sembra affermare che gli architetti possono avere un ruolo molto importante nel disegnare il futuro di un continente pieno di guai e di opportunità. Curatori e autori invitati saranno in spiaggia a dirci se questo vale anche per noi, per le mille piccole afriche (siccità, sopraffazione, miseria, ma anche opportunità, gioventù, tradizioni fertili) distribuite nei nostri territori.

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