Editoriale

Annotazioni#19

Mappe °19


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Anniversari/Ricordi /Omaggi

Identità, patrimonio e prospettiva hanno molti volti. Il Vanvitelli marchigiano è una mappa di punti sensibili, una lettura ineludibile per comprendere il valore di questo paesaggio. E lo sono anche i giardini storici delle Marche – luoghi di essenze e progetti, forme che hanno accolto e accompagnato gli stili di vita. Ci piacerebbe che anche il paesaggio mezzadrile – con le sue aie e le tessiture tra specie autoctone che contrappuntano densità e coabitazione nello spazio del centimetro – con la sua postura antropologica tra la terra e il cielo, diventasse un cento di elaborazione contemporanea. Buon compleanno a un’icona evergreen – la Rotonda di Senigallia – il nostro omaggio è una lettura originale, un punto di vista particolare. Benvenuto a Fabrizio Battistelli che sta ridisegnando il network dell’articolato patrimonio Oliveriano, tra ricerca e riallestimento della parte museale. Ricordiamo Cristiano con un format interessante che gli era caro, e che continua con la guida di Luigi Coccia – Coast2Coast.

Antropologia dell’ingegnere

Storie e strutture sono le guide che orientano una lettura originale. Luca Di Lorenzo racconta l’eclettismo e la genialità di ingegneri di talento, talvolta uniti da fili invisibili e misteriose coincidenze – come quelle che legano Roberto Morpurgo e Franca Matricardi. È un racconto che svela fronti di ricerca dentro archivi preziosi e originali. Tra quei lucidi e quei disegni a china o pastello, si srotolano progetti sempre arditi, appassionati, grandiosi a prescindere dalle dimensioni. Infrastrutture o giunti, riviste o forme che sfidano la gravità, tutto è accomunato da una riscoperta antropologica prima che disciplinare, dove la figura dell’ingegnere è cangiante e prismatica, poliedrica e sorprendente. Nella scia di quella felice intuizione che è stata Technoscape, la mostra del MAXXI dedicata all’architettura dell’ingegneria, curata da Pippo Ciorra e Maristella Casciato.

Enzo Cucchi

È il sipario tagliafuoco più bello del mondo. È a Senigallia nel Teatro La Fenice, è di Enzo Cucchi. Bello e immobile, sale e scende – in gergo è di quelli a ghigliottina. Per vederlo bisogna entrare dentro il rito della rivelazione che si rinnova nella sala buia. Una tesi rilancia la centralità di un’opera contemporanea unica e originale, un asset irripetibile anche per il progetto di candidatura Unesco dedicato ai teatri storici delle Marche. Un unicum che aveva attivato un dialogo fertile e appassionato tra Enzo Cucchi e Mario Giacomelli. Sullo sfondo un’amica comune, una grande direttrice – Ida Gianelli che a quel tempo dirigeva il Museo di arte contemporanea del Castello di Rivoli.

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