All’interno di uno dei più bei palazzi storici in ambito urbano, una giovane coppia decide di trasferire la propria residenza all’interno di un appartamento d’epoca.
Affascinante anche nell’assoluta fatiscenza in cui versava, con le stanze alte oltre quattro metri e le enormi finestre, la proprietà si estendeva fino al sottotetto, uno spazio enorme e completamente vuoto che era possibile recuperare, portando l’altezza totale degli ambienti ad oltre sette metri. La progettazione si è dovuta adattare al mutare delle esigenze della committenza che originariamente immaginava un utilizzo degli spazi per due nuclei familiari e in seguito, a lavori avanzati, ha deciso di usare per propria abitazione l’intera superficie dell’appartamento. Le singole scelte progettuali sono state così orientate a creare un palcoscenico ideale per le ritualità della vita quotidiana valorizzandola nel pieno rispetto
delle esigenze personali dei futuri residenti.
Il colore La loro richiesta è stata di considerare il colore un “elemento strutturale” del progetto. Ogni stanza doveva avere molteplici sfaccettature cromatiche e materiche in aderenza ai gusti della proprietaria, prediligendo il viola come cromía d’elezione. Si è dunque realizzata una gamma cromatica calda e naturale ispirata ai toni delle terre.
Tinte sature, ma neutre, in cui potessero essere esaltati i complementi d’arredo e l’oggettistica viola. Il recupero del mattone faccia a vista delle possenti murature originarie del palazzo e delle capriate lignee, insieme alla scelta del parquet in tonalità nocciola leggermente rosato, si sono perfettamente armonizzati ai colori scelti diventando il palcoscenico perfetto per esaltare l’oggettistica pop-purple. Un ruolo da protagoniste hanno assunto le carte da parati, scelte per enfatizzare alcune pareti. In camera da letto, nel soggiorno al secondo livello, nella sala da pranzo e nel soffitto della cabina armadio della proprietaria – spazio privato con un’ampia collezione di abiti e calzature – le carte da parati rimandano ad atmosfere antiche
e suntuosi bouquet floreali. In molte pareti dell’abitazione sono state create specchiature e nicchie per permettere una ulteriore sfaccettatura materica, poi evidenziate con note di colore a contrasto, legno e un pregiato mosaico di alluminio, nei toni dell’oro rosa e dell’oro, che impreziosisce la parete dell’isola in cucina.
La struttura Il palazzo ottocentesco in cui si trova l’appartamento nel terremoto del 1930 è stato mutilato degli ultimi due livelli. I segni di questa storia sono evidenti nella struttura, come cicatrici sulla pelle. Le capriate e le travi in legno sono state recuperate e ricollocate mantenendo una numerazione impressa con la vernice rossa. Il muro di spina centrale legato con un cordolo in cemento armato è una ulteriore traccia di questo passato.
Si è scelto dove possibile di mantenere gli elementi originali, ma è stato necessario rimuovere tutte le pavimentazioni e i massetti per rinforzare le travi del solaio di calpestìo troppo elastiche e ammalorate. L’atrio d’ingresso è stato lasciato a tutta altezza, con una quota di colmo che arriva ad oltre sette metri. Entrando, sono già presenti molti elementi del linguaggio scelto per l’abitazione e la scala che permette di accedere al secondo livello e al soppalco.
La luce La luce sottolinea in ogni ambiente il ritmo dei passaggi di colore e dell’intersezione dei volumi, esaltando le qualità materiche delle superfici. L’illuminazione è realizzata con led a luce calda, con molteplici sorgenti per ogni ambiente in modo da poter adattare la scenografia luminosa alle varie fasi della giornata. Si è prediletta una luce tecnica a sottolineare l’architettura, tranne che per il lampadario Vibia dell’ingresso e le scultoree semisfere dorate di Cattelani & Smith, la cui identità è in bilico tra l’opera d’arte e il corpo illuminante.
L’arredo La scelta dell’arredo è stata contestuale alla scelta dei colori, per permettere alle ampie superfici degli armadi di dialogare perfettamente con le cromíe delle pareti ed è stato poi completato da elementi su misura realizzati da una falegnameria locale.
Si è scelto di lasciare come memoria storica le porte originali del muro di spina, con le loro possenti imbotti lignee e il vetro cannettato, in contrapposizione ai pannelli scorrevoli aggiunti nella nuova divisione degli spazi, che rendono fluido e continuo il passaggio.
L’arte Sono state inserite nel progetto due opere site specific dell’artista marchigiana Marta Mancini, pensate in relazione ai colori e ai materiali usati nel progetto. Vibranti sfumature di colore, “orizzonti immaginari,” paesaggi interiori carichi di emozioni e promesse in cui lasciarsi trasportare.