Il palazzo del Comune di Pesaro, affacciato sulla principale piazza cittadina, fu realizzato negli anni ’50 secondo il progetto dell’ingegnere romano Cesare Pascoletti. La genesi di questa architettura principiava già prima del secondo conflitto mondiale: a seguito di un terremoto che ne compromise la tenuta statica, il vecchio palazzo municipale fu demolito negli anni ’30 e contestualmente fu bandito un concorso nazionale per identificare il suo successore. Tra i tanti progettisti che vi parteciparono — alcune delle più autorevoli firme del razionalismo italiano — prevalse l’ingegnere architetto Emanuele Mongiovì, ma lo scoppio della guerra mise fine all’iter di assegnazione e nel dopoguerra, a mutate condizioni, si decise di non procedere con quanto precedentemente pattuito. Oggi il palazzo ospita ancora tutte le funzioni per cui fu realizzato, insieme ad altre che arrivarono successivamente (un esempio su tutti la realizzazione del Teatro Sperimentale di Pesaro, che in corso di costruzione andò a sostituirsi al cortile interno dell’edificio), così da risultare in più parti compromesso dalle necessità impiantistiche di cablaggi e cavedi che nel corso degli anni si sono venute a configurare, andando ad alterare una certa esattezza evidentemente riconducibile allo stile compositivo del progetto.
Compito perciò dell’intervento sull’esistente è stato quello di ripristinare i rapporti originari, integrando in modo armonico le dotazioni tecnologiche richieste. Seguendo lo sviluppo dello scalone centrale, il progetto opera su tre livelli: il piano terra, che affaccia su Piazza del Popolo e che rappresenta l’ingresso principale del palazzo, il piano mezzanino, rivestito interamente in marmo travertino, riconfigurato con funzione di ricevimento, il piano istituzionale, che ospita gli ambienti più rappresentativi dell’edificio, tra cui la sala consiliare e gli uffici del sindaco.
Su tutti i livelli è stato eseguito uno scrupoloso lavoro filologico di ripristino e lavaggio delle superfici marmoree e degli elementi in ottone, oltre alla pulitura e re-lamping degli originali corpi illuminanti in vetro curvato anni ’50, integrati con nuovi elementi a tutta luce per garantire un corretto apporto luminoso. Al piano terra sono state sostituite le porte di accesso con elementi scorrevoli a controllo remoto, è stato introdotto un sistema di video sorveglianza e rivestito un impianto di areazione dei livelli sottostanti con una parete tecnologica in colore blu — per distinguersi dalle finiture originali — dotata di sistema integrato digitale con uno schermo che fornisce informazioni agli utenti.
L’«Idolino di Pesaro», copia romana di originale greco, è stato posizionato al centro dell’atrio, davanti a tre nuove superfici riflettenti, il cui compito è quello di ripristinare le corrette proporzioni dello spazio, prima che l’inserimento del Teatro Sperimentale compromettesse il ritmo di vuoti e pieni affidato al cortile interno: gli specchi infatti riflettono la piazza antistante dando nuova profondità allo stretto vestibolo di ingresso. Il Piano Mezzanino, ora dotato di un lungo desk, è stato riconfigurato come spazio di ricevimento dal quale gli uscieri del palazzo indirizzano i visitatori verso il Piano Istituzionale. Quest’ultimo è stato interessato dall’inserimento di un controsoffitto ispezionabile dove trovano posto i numerosi impianti tecnologici che nel corso degli anni si sono resi necessari. Inoltre, la collocazione di un secondo schermo informativo ha consentito di liberare le pareti dalle bacheche dell’albo pretorio e dai molteplici avvisi che ostruivano una corretta lettura dello spazio. I corpi illuminanti degli anni ’80 sono stati ripristinati alla stregua di quelli originali precedenti, per mantenere la testimonianza del tempo, e integrati con un nuovo elemento centrale lineare, che rinnova con carattere il progetto illuminotecnico. Il risultato è un progetto silenzioso, che rispetta il suo illustre predecessore, esaltando conformazioni spaziali che nel tempo erano state contraffatte, ridefinendo compiutamente quello che rappresenta a tutti gli effetti il punto di contatto tra la città e chi l’amministra.