Un’indagine fotografica delle studentesse e degli studenti ISIA Urbino,
guidati da Joan Fontcuberta e Matteo Guidi, in cerca di verità.
Nel luglio 1970 inaugurò a Viserba di Rimini il parco tematico Italia in Miniatura. Ivo Rambaldi (1920-1933), fondatore del parco, ispirato da una visita presso Svizzera in Miniatura, diede avvio a un lungo lavoro di studio e misurazione di alcuni dei luoghi simbolo del territorio nazionale per riprodurre in un perimetro di allora poco più di 20.000 mq cinquanta miniature. Oggi l’estensione del parco supera 85.000 mq, le miniature sono oltre duecento integrate da numerose attrattive. Disegni, appunti, immagini fotografiche d’archivio testimoniano un intenso lavoro caratterizzato da un approccio spontaneo e fortemente soggettivo in cui il corpo stesso è misura dello spazio che indaga. Dall’apertura del parco, Ivo Rambaldi continuò a girare l’Italia per recuperare dati per i suoi miniaturisti e si avvalse della consulenza di storici dell’arte e architetti. Un attento lavoro fatto di misurazione, raccolta dati e progettazione delle copie in scala.
Questo processo di riproduzione comporta una traduzione, aprendo inevitabilmente al tema del rapporto tra realtà e rappresentazione. Non a caso Luigi Ghirri (1943-1992) rimase affascinato dal parco che visitò più volte, e ne trasse il progetto In scala presentato al Centro Studi e Archivio della Comunicazione CSAC di Parma nel 1979. Anche Umberto Eco colse l’importanza del parco come luogo di contrattazione del reale e lo descrisse come magnifico caso studio di quelle che chiamò “strategie dell’illusione”. A partire dalle riflessioni dei due autori, il fotografo e curatore Joan Fontcuberta – che da tempo investiga l’illusorietà del concetto di realtà fotografica – e Matteo Guidi – artista e docente interessato al linguaggio come luogo di negoziazione del potere – insieme alle studentesse e agli studenti di ISIA Urbino hanno proseguito l’indagine muovendosi nel territorio del post-fotografico, portando in superficie la problematicità della rappresentazione intesa come questione politica. Per il sociologo Aldo Bonomi, i parchi a tema del “divertimentificio” sono iperluoghi “dove si assimilano i linguaggi produttivi, gli stili di vita e modelli funzionali al lavorare consumando, quelli dove si educa intrattenendo all’uso del tempo”1 . La socialità di questi luoghi è per Bonomi “funzionale al consumo”, ma può questo essere inteso come consumo delle immagini che li rappresentano? Appropriarsi di questi luoghi, farli circolare, capitalizzarli, passa per la loro possibilità di essere rappresentati.
1 – Bonomi A. (1999), Il distretto del piacere. Torino: Bollati Boringhieri.
Diversi studi hanno rilevato il legame di reciprocità che unisce fotografia e turismo, sottolineando come questi producano lo stesso risultato di definizione del soggetto che vi partecipa generando un cortocircuito che ne amplifica gli effetti. Se la fotografia è resa possibile dall’incontro del soggetto con luoghi per lui nuovi, è però essa stessa a definire il turista producendo una sovrapposizione di identità per cui il turista è colui che fotografa.
Grazie ai diversi contributi che fanno parte del volume Italia in miniatura. Un percorso tra realtà e finzione – a cura di Joan Fontcuberta e Matteo Guidi, prodotto da ISIA Urbino e pubblicato da Corraini– si scopre ben presto che la fotografia è elemento costitutivo del parco, ponendosi al centro di una performance turistica iscritta in esso come modalità di produzione e consumo del luogo2.
Eppure, come dimostra la lezione di Ghirri, è nella stessa fotografia, nell’ambito delle sue possibilità che individuiamo modalità diverse dello sguardo che violano quello che Martin Jay definisce come “regime scopico”3 della visione – una modalità di sguardo condivisa – producendo uno scarto che ci consente non solo di vedere in maniera più nitida ciò che osserviamo, ma anche di esaminare il modo in cui lo facciamo.
Questa riflessione acquista nuovo senso se prendiamo in considerazione lo sguardo dei mille dispositivi tecnologici che usiamo quotidianamente, protesi del nostro sguardo che costituiscono quel “parliament of things” di cui parla il filosofo Bruno Latour portando l’attenzione sui diritti, l’autonomia e la capacità di azione degli oggetti.4 È il tema più o meno esplicito di alcuni degli otto progetti contemporanei realizzati da giovani autrici e autori che trovano spazio nel volume.
Fotografie zenitali di alcuni dei monumenti del parco, accostate alle immagini degli stessi luoghi tratte dalla vista aera di Google Maps, mettono a confronto due modelli di astrazione che per motivi opposti, assenza o eccesso di dettagli, decontestualizzano i monumenti rappresentati dall’ambiente che li circonda. Un lavoro documentario sulla produzione di modelli dei visitatori del parco stampati in 3D per essere posizionati nel diorama attiva un processo di rimediazione della rappresentazione tra bi- e tridimensionale, portando alla luce questioni legate ai diritti d’immagine del soggetto. O ancora, l’utilizzo del microscopio nella produzione di vedute del parco degrada l’immagine originale fino a renderla qualcos’altro da sé, sintesi puntinista contemporanea e al tempo stesso immagine tecnica di laboratorio.
La mostra “In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in Miniatura e nuove prospettive” – curata da Joan Fontcuberta, Matteo Guidi e Ilaria Campioli promossa dal Comune di Reggio Emilia, in collaborazione con il parco Italia in Miniatura, l’Archivio Eredi Luigi Ghirri e ISIA Urbino – ha reso tangibile il dialogo tra i diversi materiali. Al centro, una selezione di immagini provenienti da negativi inediti del progetto In scala di Luigi Ghirri insieme alle immagini dall’omonima pubblicazione. Disegni, note e fotografie di studio provenienti dall’archivio del parco testimoniano la spontaneità, e allo stesso tempo la meticolosità e tenacia di un’esperienza di appropriazione e ricostruzione soggettiva del mondo. Le interpretazioni delle giovani autrici e degli autori sembrano ripartire proprio da lì: dalla necessità di comprendere come funziona il mondo, giocando con la rappresentazione, in cerca di verità.
2 – Per una trattazione più estesa si veda Pierini J. (2021), “To loose one’s way in a city requires some schooling”. In Fontcuberta J., Guidi M., Italia in Miniatura. Un percorso tra realtà e finzione. Mantova: Corraini.
3 – Martin J. (1993), Force Fields. Between Intellectual History and Cultural Critique, New York, Routledge.
4 – Latour B. (2021), “Una sociologia senza oggetto? Note sull’interoggettività”. In Latour B., Politiche del design. Semiotica degli artefatti e forme della socialità. Milano: Mimesis.
Il progetto
Il progetto grafico del volume Italia in miniatura. Un percorso tra realtà e finzione, edito da Corraini, ha visto la partecipazione, a fianco di Joan Fontcuberta e Matteo Guidi (che oltre a curare il volume hanno realizzato loro opere), delle studentesse e degli studenti ISIA Urbino Simone Allevi, Mattia Gabellini, Filippo Marani, Camilla Marrese, Giacomo Ponasso, Ginevra Scipioni, Tommaso Veridis, Fernanda Villari, Gabriele Zagaglia.
Il progetto grafico è di Rachele Stagni e Francesco Bellagamba con la supervisione di Jonathan Pierini. Gli stessi lavori sono presenti nella mostra “In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in Miniatura e nuove prospettive”.
I progetti grafici di comunicazione e di allestimento sono a cura del team di comunicazione ISIA Urbino guidati dalle tutor Silvia Benvenuti e Marika Mastrandrea sotto la supervisione di Jonathan Pierini con la partecipazione di Elisea Russo, Maddalena Bellin, Federico Trevisan, Giacomo Ponasso e Andrea Badiali.