Alla metà degli anni 90 i fratelli Giovanni, Virgilio, Giuseppe, Giannunzio, Adolfo ricoprivano a vario titolo il ruolo di amministratori della Finanziaria Mariano Guzzini (FIMAG), che controllava le diverse aziende del Gruppo Guzzini. Erano i fondatori delle aziende iGuzzini illuminazione nel 1959, di Teuco nel 1970 e avevano rafforzato il marchio di Fratelli Guzzini, fondata nel 1912 dai propri zii e dal padre Mariano. Aziende di successo internazionale per il settore in cui operavano e per il territorio in cui erano situate: Recanati, le Marche.
La storia di questa attività imprenditoriale di successo doveva essere conservata e messa a disposizione di quanti per ragioni di studio e di ricerca l’avessero voluta approfondire. Per questo nel 1996 FIMAG decise di creare un archivio storico delle proprie aziende, affidandone il progetto ad Anty Pansera, storico del disegno industriale, affiancata per il coordinamento dal Centro Studi iGuzzini, di cui ero il direttore.
Visto il grande valore culturale di prodotti e documenti storici che stavamo sistemando per l’archivio, FIMAG accolse la nostra proposta di far conoscere la storia e la cultura del proprio gruppo industriale in una grande mostra da allestire a Milano, centro della cultura del design e in quegli anni, grazie ad Assolombarda, della promozione della storia della cultura industriale. Qualche anno dopo Assolombarda creò l’Associazione degli Archivi e Musei di impresa, con FIMAG tra i soci fondatori insieme, tra gli altri, ad Alessi, Pirelli, Ducati, Barilla.
Ideando la mostra sentivamo l’esigenza di trovare un elemento che comunicasse con forza e, allo stesso tempo, fosse simbolo della cultura del Gruppo Guzzini, basata sull’innovazione tipologica, tecnologica, produttiva, che si esprimeva nel design dei propri prodotti. Sentivamo che questi valori potevano essere sintetizzati nella video-arte, la più contemporanea delle espressioni artistiche. In quegli anni l’avvento dei personal computer, la diffusione della cultura e dell’industria dei videogiochi, il sempre più vivo interesse dell’industria cinematografica e televisiva per i cosiddetti effetti speciali, avevano contribuito a far uscire la video-arte e la computer grafica da una sorta di cultura underground. Festival specializzati e non ospitavano esposizioni, incontri e convegni con critici e artisti di questa nuove forme espressive. Fu durante il festival Ars Elettronica di Camerino dell’85 che rimasi colpito dalle parole di Mario Sasso che proponeva alle amministrazioni delle città di commissionare un certo numero di opere elettroniche, destinate ad affiancare i campanili e le torri nei panorami urbani, per attribuire nuovo interesse ai centri urbani con espressioni artistiche della contemporaneità. Successivamente la sigla per il TG3 Rai con la musica di Brian Eno avevano aumentato in me l’interesse verso questo artista, per giunta marchigiano.
Grazie al comune amico Armando Ginesi, storico e critico d’arte, incontrammo nel 1996 Mario Sasso che accettò con entusiasmo la proposta. Non nascondo che esponemmo a FIMAG la realizzazione di questa opera con un po’ di titubanza per la trasgressione dalla tradizione e l’impegnativo budget economico; tuttavia la proposta fu accolta subito con molto favore, segno della assoluta sintonia culturale tra l’artista e i committenti. Avevamo colto nel segno!
Mario Sasso concepì un intervento a scala urbana, riprendendo quanto aveva già espresso a Camerino, riferendosi a Recanati, dove le imprese Guzzini avevano le proprie radici. Immaginò una torre, rimando alla leopardiana Torre del Passero Solitario. Così nacque la “Torre delle Trilogie”, un video-intervento che coniugava i temi della luce, del colore e dell’acqua, gli elementi connotativi della produzione delle tre più importanti aziende del Gruppo: rispettivamente iGuzzini Illuminazione, Teuco e Fratelli Guzzini.
La Torre delle Trilogie si innalza per circa sei metri ed è costruita con quindici file orizzontali di quattro monitor ciascuna, sessanta monitor attraverso i quali si snodano le immagini dinamiche e colorate elaborate da Sasso, sostenute dal commento musicale di Nicola Sani, suo storico partner con il quale vinse la Nika d’oro al Festival di Linz “Ars Electronica” nel 90.
Sasso sottopose i tre principi-guida a un processo di metaforizzazione sicché la luce, l’acqua e il colore, astratti dagli specifici contesti di riferimento, diventassero autonomi universi semantici. Le immagini, non costruite con la computer grafica, subirono un complesso processo di post-produzione e montaggio elettronico realizzando una “coreografia”, come la chiamava Sasso, distribuita sui 60 schermi. Ricordo che era orgoglioso in particolare della pioggia le cui gocce scendevano perfettamente allineate senza interruzioni lungo tutti i 60 monitor, anticipando così alcune opere di Fabrizio Plessi.
Armando Ginesi nella sua presentazione dell’opera ne sintetizzò magnificamente il significato “… nell’invenzione di Mario Sasso permane il significato simbolico tradizionale identificato con l’operosità demiurgica dell’uomo che imita la creatività divina, storicizzato ed incarnato in una tipologia architettonica moderna, il grattacielo rutilante di luci, riflesso, nel nostro tempo, dell’eterno desiderio ascensionale e progressivo. Quasi a voler saldare la tradizione con la modernità, l’artigianalità con la tecnologia avanzata, evidenziando ciò che è proprio della filosofia delle aziende che promuovono l’iniziativa.”
La Torre venne presentata per la prima volta nell’aprile 1998 in occasione della mostra “Il Bello e l’Utile” sulla storia delle aziende del Gruppo Guzzini al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, riallestita nello stesso anno a Recanati nella Galleria Civica Guzzini. Successivamente venne esposta nel 2000 al padiglione italiano dell’EXPO di Hannover e nel 2008 alla mostra “Dalla pittura all’elettronica” al Museo di Arte Moderna di Mosca. Oggi è conservata perfettamente funzionante da FIMAG, pronta per essere nuovamente riproposta al pubblico.
Vorrei chiudere con l’affettuoso ricordo personale del bellissimo rapporto personale con Mario nato in questa occasione e proseguito negli anni con gli incontri nel suo studio in via del Fico, vicino Piazza del Popolo a Roma, dove mi raccontava con entusiasmo dei suoi progetti che spesso terminavano cucinando la sua pasta con il ciauscolo. Ciao Mario!