Localizzata nella città marchigiana di Fano, l’enoteca si configura come un innesto all’interno degli spazi del Palazzo Tomani-Borgogelli. L’edificio del XVI secolo, della famiglia patrizia Tomani, poi Borgogelli da inizio ’900, costituisce parte della quinta urbana che si affaccia su piazza Costanzi e via Garibaldi; tracce della colonia romana organizzata per cardines paralleli. Le due strade, insieme al vicolo Tomani, sono i limiti dell’isolato urbano costituito dall’organismo architettonico. Palazzo Borgogelli, dalla forma planimetrica allungata, è il risultato dell’addizione di due edifici: un primo originario del ’500, con chiostro e scalone a rampe contrapposte, e un secondo di epoca successiva terminante con un nuovo cortile. Se la facciata principale di piazza Costanzi, disegnata dall’architetto fanese Arcangelo Innocenzi nel XIX secolo, appare rivestita da un paramento in cotto color rosato, le due laterali sono invece caratterizzate da mattoni nudi. È proprio su tale nudità che sono ritagliate le bucature su strada dell’enetoca che si affaccia su via Garibaldi.
Le due porte logore (restaurate solo nei cardini), le griglie ossidate in ferro battuto, le imperfezioni dell’intonaco lasciate all’interno, sono la testimonianza del tempo che il progetto lascia trapelare. Varcato il nuovo infisso di vetro, i due vani voltati sono stati infatti ritinteggiati e intonacati localmente assecondando il cromatismo già presente delle pareti. Quest’ultime, insieme al pavimento, assolvono il compito di essere superfici neutre capaci di accogliere il nuovo allestimento. Tre materiali naturali e un colore disegnano lo spazio interno dell’enoteca: il rovere dei tavoli e della seduta, il marmo d’Alpi delle pareti, il cotto della decorazione e il verde della falegnameria, delle riprese di intonaco e delle opere in cartongesso. Queste ultime sono state necessarie per costruire, nel rispetto dei criteri di reversibilità del bene vincolato, il nuovo volume dei servizi igienici che asseconda anch’esso le tracce di una probabile preesistenza.
Se i segni planimetrici che conformano l’interno del primo vano voltato sono costituiti dal bancone e dalla bottiglieria di fondo (entrambi caratterizzati dalla decorazione di formelle di cotto trafilate a mano), i segni del secondo sono invece quelli del volume della toilette e delle armadiature-deposito a scomparsa. Entrambi i vani sono accumunati dalle bottiglierie espositive che inglobano le due porzioni vetrate dei prospetti su strada, i cui vuoti si configurano come sottrazioni di un volume.