Editoriale

Annotazioni#20

Mappe °20


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Camere con Vista.

L’intimità ha molti volti, paesaggi, forme. E ha l’irriducibile idea del riparo che si fa segno, comunità, affezione e cittadinanza – una bella parola. Che sia casa o camera d’albergo, e forse è un equivoco dibattere tra ciò che è temporaneo e ciò che è permanente. Questo progetto sfaccettato coglie nell’infrastruttura dell’accoglienza le peculiarità e le invarianti del paesaggio adriatico che, storicamente, ha nella vacanza la promessa di felicità, il predisporsi a quella narrazione, un anelito etico ed epico prima che funzionale. Strumenti e letture – l’arte e la fotografia, la citazione del portolano come orientamento, le memorie demo-etno-antropologiche, gli immaginari letterari e poetici, l’esercizio dello sguardo come laboratorio contemporaneo dell’apprendimento – sono una piattaforma di interpretazione, un accrescimento dello stock collezionistico dello Stato, la consapevolezza dell’infinito contemporaneo che innerva la lunga linea di costa.

Il tempo racconta lo spazio.

Per raccontare il tempo scegliamo un’infografica dello spazio. È un rimando, una matrice cognitiva, un riflesso pavloviano, la citazione di una storia mitica – la mappa della metropolitana di NY disegnata da Massimo Vignelli. Un paradosso per il territorio meno metropolitano d’Italia, quello che però ha sviluppato nella seconda metà del ’900 l’idea di una metropoli diffusa, quella della Città Adriatica, tanto a lungo studiata, osservata, raccontata – da Progetti prima, da Mappe poi. 30+20 non fa 50 è l’istantanea di questa considerazione. Non c’è somma nel racconto ma solo moltiplicazione, poiché ogni storia ne trattiene tante, ogni spazio genera altri spazi, ogni segno somma segni, ogni dialogo giunge e approda. In tanti anni di itineranza dello sguardo e della attenzioni dentro e oltre la regione, su è giù per l’Adriatico, dentro e fuori paesaggi e mondi, autori, comunità, abbiamo visto – e spesso accompagnato – cambiamenti e visioni, metamorfosi e preveggenze, attenzioni e desideri, linguaggi e codici. Così, dalla pratica lucida e dalla passione di un’impresa divenuta impresa culturale, nasce un archivio. Aperto, dinamico, autoriale; una mappa di mappe, tracciati, confluenze; una residenza, un esercizio di libertà, una pratica collezionistica.

La terra, il territorio.

Così, non per caso, la radicalità del valore e dei valori abita sulla Val Misa e arriva al mare. Quella di Ampelio Bucci è la terra aumentata, la terra che ha memoria di sé, del fare e dell’essere; la terra intelligente e cólta; la terra etica che insegna sottovoce le cose del mondo, e gridaa gran voce i mali della Terra. Lui conosce le regole dell’economia e la spiritualità dei filari, delle aie, le tessiture e i pattern dei campi coltivati, la brina dei solchi e l’immanenza delle case coloniche – archetipi che contrappuntano il paesaggio e lo rendono umano. Il suo sguardo poetico sulla terra, prima della cultura manageriale, sono stati il dispositivo che in tempi non sospetti, ha riposizionato un vitigno, lo ha reso di pregio, lo ha proiettato nell’élite a due cifre dei vini più celebrati del mondo. Il territorio della manifattura casa/bottega/mondo abita gli spazi luccicanti di Goretti. Luce vera e metafora – luce nel prodotto, nella visione, luce nella comunità al lavoro, luce nel paesaggio che si rigenera. Luce e respiro – riverberi abbaglianti alla sommità della catena del valore, scintilla di prossimità nei dialoghi con le comunità creative del territorio. Una postura per essere aderenti e liberi. Il design sensoriale di un grande Naso coglie nuove sintesi creative, frontiere e confini che saltano, linguaggi che migrano, codici che scivolano. Oscar Quagliarini interpreta un design totale che migra dalle essenze ai suoni, dai sapori agli odori ai profumi, dalle parole alle immagini fino al gesto performativo.

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