Imprese

Luci della ribalta

Mappe °20


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GORETTI
Via G. Brodolini, 4 – 60030
Serra de’ Conti (AN)

www.goretti.it

Lavagne e post it, appunti, bibite Paoletti e un ordine ossessivo. Benvenuti nel mondo dell’accessorio moda dove tutto è luminoso e cangiante; tutto brilla e luccica, chiaro, netto, bianco. Si intuisce la visione, la chiarezza, la geometria di chi lavora sul millimetro; la strategia lucida come un teorema, come quelle operazioni matematiche che si sviluppano in sequenze di segni, serie periodiche, moltiplicatori. Eppure tanto ordine mentale e tanto rigore poggiano sui desideri più vibratili, sui gusti più volatili, sullo stile che cambia collezione dopo collezione, direttore creativo dopo direttore creativo. Ma quello che permane da oltre quarant’anni è la maestosa abilità delle mani, la cultura e la cura divenuta artigianìa industriale. Certi prodotti sono sculture meravigliose, icone perfette, come la scarpa di Cenerentola – sembrava una follia, oggi è in produzione. Mani ad alta tecnologia è la filosofia che unisce sapienze, processi, luoghi. Un successo – 143% l’incremento di fatturato tra il 2021 e il 2022 – un numero che vale reputazione, capitale sociale, attenzione della finanza che conta.

Serra de’ Conti è tra i paesaggi che incrociano molti distretti, luogo di vocazioni imprenditoriali e saperi che migrano con felici contaminazioni e diventano spin off. Storicamente la calzatura, poi il packaging – funzionale alla creazione di scatole per le scarpe ma non solo – le eccellenze agro alimentari con la riscoperta della cicerchia a lungo legume negletto, le imprese culturali e creative, l’associazionismo vivace, gli esempi di riqualificazione architettonica e restauro celebrati e premiati per il loro valore emblematico. Si sa, in questi micro ecosistemi territoriali i salti di specie sono curiose creature che dispiegano visioni rispetto ai progetti d’impresa che sono progetti di vita. Niente è mai separato nelle storie autentiche, e ancora oggi le matrici di fortunate intuizioni imprenditoriali sono edificazioni studiate nelle business school alla voce NEC e capitalismo molecolare.

I luoghi di fondazione sono case nate come abitazione, dove al primo piano si abita, al piano terra si produce nel laboratorio che è ufficio amministrativo e reparto stile, nell’area esterna del parcheggio si sviluppa la logistica, e in qualche stanza dell’edificio si accoglie lo spaccio o outlet che sia. Questi edifici che appaiono come case sono in realtà infrastrutture economico-sociali, molecole di comunità, ambienti creativi e cognitivi ad alto valore aggiunto vocàti al problem solving, contesti antropologici che hanno nelle relazioni di prossimità la capacità di ammortizzare le sfide competitive delle reti nella dimensione globale.

Relax nella sala ricreativa adiacente alla mensa, sede di via Brodolini
Nuovo stabilimento in via Fornace
Reparto applicazione termoadesivo e finissaggio

Queste case sono memoria e prospettiva del modello economico che le ha generate, elementi identitari irrinunciabili, corpi che hanno dialogato con l’architettura e l’urbanistica dei luoghi con superfetazioni concettuali prima che spaziali. Goretti – azienda Benefit – è un paradigma virtuoso di questa metamorfosi del capitalismo italiano a partire dal modello di business, dal rapporto con la comunità territoriale, dalla virtuosa coabitazione tra competenze e saperi formali sempre più essenziali guidata da un’efficace quanto visionaria leadership familiare. Oggi Goretti è parte pregiata e irrinunciabile di una filiera eccellente trasversale e transnazionale del luxury che, accanto al dialogo di ordinaria normalità con le grandi griffes, sviluppa linee e collezioni proprie che possono essere anche utilizzate come base o ispirazione per i brand del luxury con cui si collabora.

Consapevole che le catene di creazione del valore hanno nelle interlocuzioni con i soggetti attivi della scena culturale un asset di primo piano: è a questa lucida consapevolezza che si devono le molte relazioni con artisti, associazioni e realtà creative che influenzano e orientano le sensibilità delle collezioni, i pattern, e più in generale lo stock di conoscenza che costituisce la banca dati visiva dell’azienda. Così la casa-laboratorio originaria è divenuta l’head quarter intorno al quale ruota la disseminazione strategica di una costellazione di poli produttivi a diversa vocazione manifatturiera – Bergamo per lo stampaggio di componenti e accessori in ABS e altri materiali plastici, Forlì per la realizzazione in microfusione e saldatura di accessori e componenti in metallo, i tre poli di Serra de’ Conti organizzati in base alle lavorazioni.

Alla capacità e varietà produttiva corrisponde un mondo di accessori fatto di infinite configurazioni. Sono applicazioni e lavorazioni con tecniche differenti – borchie in ABS, stampa 3D, eco e per sublimazione, taglio e incisione laser, realizzazione guardoli; applicazioni a rivetto, termoadesive, graffettate, cuciture speciali, taglio ad acqua, stampa digitale UV Led, pietre cucite; e sono paillets, borchie, ricami, perle, cristalli, intrecci, tessiture, patch termoadesivi, imbottiture, pietre, fiori in rete, fiocchi. È il mondo variopinto e luccicante dei desideri contemporanei. Nella geografia dello sviluppo di Goretti c’è il cluster di Scandicci, il nodo di un network essenziale, una vetrina ineludibile, un polo di relazioni strategiche e conoscenze col mondo della moda che detta trend e tendenze. Essenziale come le 175 persone che costituiscono il prezioso capitale umano – tutte vengono dal territorio, e sono un presidio di biodiversità professionale che salva e rigenera le tecniche manuali del ricamo che in quest’area sono una tradizione legata alla cultura monastica, evoluta poi nei settori del decoro e delle confezioni.

Lavorazioni realizzate su pannelli espositivi: borchie ABS, laser, embossing e strass termoadesivi
Lavorazioni realizzate su pannelli espositivi: termoadesivo, cuciture a macchina, intrecci e pietre cucite a mano
Operatrice in postazione nella nuova macchina da ricamo e punzonatura, la Tajima Pax
Macchinari personalizzati con l’utilizzo della domotica, grazie alla collaborazione con i partner di Maket
Esempio di prodotto finito realizzato grazie alla collaborazione tra le aziende del network: Goretti, Deadema, Artelier

Nel bilancio di sostenibilità si legge che l’età media dei dipendenti è 38 anni e che il 75% di questa comunità professionale è composto da donne: la ragione la spiega con solida semplicità Giammarco Papi – il figlio dei fondatori Elvira e Sergio, oggi Amministratore Unico – “sono più brave, hanno una visione diversa del lavoro, sono più preparate, sono un valore”. Lo spettacolo della produzione accade in ambienti bianchi e puliti come una sala operatoria, tra colonne di scatole trasparenti in plexiglas che custodiscono cartine ordinate con i disegni dei decori e i materiali che come diamanti saranno le matrici da applicare sugli oggetti; il lavoro è organizzato con molte mani e molte macchine – concepite internamente sulle necessità specifiche come quella a cinque assi – ed è qui il vero capitale su cui insiste anche il pay off dell’azienda – mani ad alta tecnologia.

Gli spazi sono impaginati in linee orizzontali con le sequenze di macchine cucitrici a testa rotante 360°e tavoli per le cuciture e i montaggi in piano dei decori – si stima che il 60% sia per calzature, il 35% per pelletterie, il 5% per l’abbigliamento. Sul perimetro si stagliano magnifici magazzini automatizzati – quella meccanica favolosa che fa volare il made in Italy – un cervello organizzativo programmato per movimentare milioni di referenze schedate per tipologie di prodotto, provenienza, dimensione, colore – essenzialmente strass, principalmente Swarosky, borchie in metallo e in ABS. Intorno soppalchi in vetro accolgono altre funzioni aziendali – l’ufficio stile, la mensa e gli spazi per la socialità condivisa, l’area seminari. Da poco una parte della ,produzione è nei locali restaurati della ex-Fornace, un ambiente magnifico e carico di storia in aperta campagna che promette sviluppi, a cominciare dallo spin off Maket, un neologismo che nasce dall’incrocio tra make e makette, un’officina evoluta pronta a produrre, sperimentare, innovare.

Anche qui la sequenza di pieni e vuoti, i volumi vetrati, e la scelta del bianco monocromo restituiscono un ambiente di grande equilibrio formale, dinamico e flessibile. Il livello di precisione del lavoro in ogni suo passaggio è maniacale, una microchirurgia in più fasi che inizia quando il decoro viene preparato con le dime, montaggi in piano, cucito rigorosamente con filo Gutermann e termina nell’area finissaggio quando si lavora sulla confezione finale. Si parla di ogni pezzo per ogni numero e ogni mezzo numero. Un lavoro monumentale a cui naturalmente si è abituati – si chiama gestione del cambiamento.

Tra la magia delle mani e la meraviglia della tecnologia non si sa a chi dare il merito. Forse a quella chimica fine che dalle grandi vetrate quando lo sguardo scivola, lascia entrare colline uliveti e vigneti. Chissà.

“Le mani” di Goretti dalla ricerca e sviluppo delle lavorazioni,
alla progettazione e produzione con lavorazioni manuali.

Reparto applicazione graffette e rivetti con macchine semiautomatiche in via Brodolini

Progetto “Primo Atto”
Le opere realizzate dagli artisti dell’associazione Lapsus, con i quali è stato indagato il tema dell’affettività e della sessualità nella disabilità.

Con la collaborazione dell’associazione Lapsus

Progetto “Mani Ribelli”.
La collezione primavera/estate 2024 racconta l’incontro con quattro persone realmente vissute nel territorio (Serra de’ Conti), Regina, Erina, Mafalda e Andrea: le loro vite, in apparenza ordinarie, sono diventate il cuore di storie che ci consegnano la preziosa eredità di ribellioni straordinarie.

Con la collaborazione dell’associazione TiVittori

Progetto “Ave Monstrum”.
Goretti ha sostenuto e collaborato con Chiara Ameglio, danzatrice, performer, coreografa, per la realizzazione della performance site-specific sulla mostruosità. La performance ha avuto luogo nell’atmosfera delle grotte antiche del Museo delle Arti Monastiche di Serra de’ Conti.

Con la collaborazione dell’associazione TiVittori

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