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Presse e robot che vedono il mare Techpol

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La terza era dell’automobile si chiama elettrico.

È una rivoluzione imposta dalla sostenibilità ambientale che obbliga gli Stati a drastiche politiche di abbattimento della CO2, ed è accompagnata e sostenuta da un’imponente innovazione tecnologica di processo di progetto e di servizio. Cambieranno le macchine e con esse il modo di usarle; cambierà il paesaggio e la cultura on the road del ’900, e il design darà forma e significato a nuove funzioni. Cambierà lo stile di vita delle comunità temporanee lungo strade e autostrade; si farà esperienza di ambienti diversi, i luoghi della sosta saranno sempre più ambienti dello stare, perfino della contemplazione, come accade all’area di sosta più bella del mondo, in Svizzera sulla E35 direzione sud da Zurigo e Basilea, a pochi chilometri dal tunnel del San Gottardo. È l’accesso a un mondo nuovo fatto di materie, relazioni mutate tra uomo e tecnologia, altre modalità di guida e un baricentro diverso rispetto alle risorse, principalmente quelle legate alle batterie e al rifornimento che diventerà addirittura domestico, come ricaricare il cellulare.

Pochi numeri danno la cifra di un cambiamento epocale: nel 2050 tutte le macchine in Europa saranno elettriche o ecosostenibili; dal 2034 sarà vietato vendere macchine con motore endotermico – diesel, benzina, alcool; sul listino mondiale a oggi i modelli elettrici sono 139, nel 2021 saranno 328 di cui 128 prodotti e concepiti in Europa. Volkswagen, che ha investito 10 miliardi di euro per il lancio della sua icona più pregiata – la ID3 – entro il 2025 ha pianificato di produrne 3 milioni di esemplari. È una metamorfosi che fa tremare i polsi alle filiere di fornitura nobili dell’automotive – principalmente italiane, localizzate storicamente lungo la Via Emilia e la dorsale adriatica – chiamate a sostenere innovazione incrementale, efficientamenti ed automazione spinta, cultura progettuale e di servizio, consolidata e abituale consuetudine con i rigidissimi protocolli di certificazione imposti dalle grandi case automobilistiche.

La governance di Techpol della prima e seconda generazione: da sinistra, Marco, Alessandra, Giuliano, Maurizio e Giovanni Romagnoli

Tra i protagonisti di questi paesaggi intelligenti, fatti di saperi formali e di contesto, tra gli uliveti e i vigneti del Lacrima di Morro d’Alba nel distretto nobile della meccanica marchigiana c’è Techpol, fondata nel 1978 da Maurizio e Giuliano Romagnoli. Pionieri in un mondo in technicolor fatto di curve vertiginose, angoli arrotondati, oggetti seducenti, superfici touch. Visionari, tanto che la storia comincia con una visiera, quelle in plastica cucite al cappellino di stoffa che assorbivano il sudore delle corse a perdifiato e delle biciclettate estive – uno schermo per guardare lontano. Quell’oggetto così simbolico, di uso comune ma rigorosamente brandizzato e quindi identitario, è l’accesso a un’epopea, al pop della società dei consumi, al meraviglioso mondo delle materie plastiche, simbolo di una lunga storia di innovazione e progresso della conoscenza scientifica, dello sviluppo industriale, della cultura progettuale, artistica, estetica. Barattoli, mollette, contenitori, gadget, giocattoli, lampade, mobili e complementi, opere d’arte, vestiti, accessori moda, attrezzature sportive, scatole per orologi, portalampade, elettrodomestici, cappe, telefoni, citofoni. E automobili. Per le componenti più segrete del vano motore e per le parti più visibili dove la forma è messaggio, comunicazione, brand. È una storia di visioni e passioni divenute progetti, e poi milioni e miliardi di oggetti, che hanno accompagnato la vita quotidiana delle persone in ogni continente. Per le competizioni, la mobilità e la sicurezza delle persone; componenti stampati a iniezione per l’industria, l’automotive e la manifattura che fa ricerca, vuole soluzioni, progetta lo sviluppo sostenibile e il lifestyle; i loro nomi contengono tecnica e precisione micrometrica – risonatori, condotti di aspirazione, separatori, filtri, supporti, serbatoi, manettini freno, manicotti, connettori; sono fatti con polimeri dai nomi alchemici, definiti da sigle e formule ogni volta analizzate per ottenere la miglior soluzione in termini di prestazione e rispetto per l’ambiente.

Massima complessità progettuale e produttiva realizzata con stampi e presse che dialogano con robot antropomorfi, e una filiera integrata che agisce come network: ogni pezzo un progetto, una macchina, uno stampo, un polimero. Le tecniche si differenziano come sistema di injection moulding-mono o bi-componente – e come tonnellaggio. Il sistema, all’avanguardia tecnologica, è predisposto per accogliere nel processo “robot collaborativi”, i cosiddetti robot gentili. Tutta la produzione è controllata con sistemi automatizzati O.E.E. – Overall-Equipment-Effectiveness – che garantiscono qualità e volume – un valore aggiunto rispetto a performance, sicurezza, estetica; un’opportunità per nuovi settori e applicazioni. La filiera interna è controllata h24 su schermi centralizzati e visibili anche da remoto che si aggiornano in tempo reale rispetto a produzione e organizzazione del lavoro. Oltre 34 shuttle automatici trasportano quotidianamente 2600 carichi dalla produzione al controllo all’imballaggio.

In oltre 40 anni le interlocuzioni si sono trasformate in soluzioni, fiducia, prospettiva, sviluppo: Techpol è stabilmente partner e fornitore diretto di primo equipaggiamento dei players globali dell’automotive – Porsche, Audi, Volkswagen, Bentley, General Motors, Chevrolet, Continental, Ducati, FCA, Lamborghini, Landi, Magneti Marelli, Opel, Monroe, Seat, Skoda – e di aziende leaders del design, dell’illuminazione, del complemento, e dell’elettrodomestico, delle attrezzature sportive-leisure-fitness come TecnoGym, con 3 poli produttivi – uno a Pilsen nella Repubblica Ceca; 175 dipendenti; una media di 80 milioni di pezzi prodotti ogni anno; 50 presse a iniezione tradizionali e servoelettriche, il 20% bi-materia fino a 850 tonnellate, 90% quota export in oltre 40 paesi. L’avvento dell’elettrico, a Morro d’Alba, è solo un’altra sfida che si traduce in nuovi prodotti – come la serie di tubi multiformi ad altissime prestazioni, la famiglia dei cosiddetti anypipe technology (Projectile Injection Technology) – programmi ancora più sfidanti di R&D, soluzioni per tutte quelle componenti che connettono, batterie, inverters, sistemi di raffreddamento accumulatori, struttura del cambio e del motore – il cuore della vettura elettrica del futuro in un mondo di pura elettromobilità. Si rinnova anche per questa frontiera quel combinato disposto fatto di sguardo e prospettiva internazionale, professionalità trasversali che uniscono tecnica, specializzazione, comunicazione, controlli in laboratorio sempre più sofisticati.

Con un processo produttivo affascinante che poggia sul continuo assestamento tra la durezza del metallo – la matrice positiva e negativa dello stampo – e la liquidità del polimero estruso con tolleranze che si misurano in centesimi; tecnologie sofisticate di simulazione dei flussi; programmi e test che analizzano, studiano e correlano con innovativi algoritmi dati e serie storiche; mani esperte che rinnovano le combinazioni virtuose tra conoscenza ed esperienza. Per questo ogni pezzo è una storia, e la storia di Techpol è una storia di storie, tutte speciali. Il futuro che c’è sempre stato si chiama Metal Replacement Technology – la progressiva sostituzione del metallo con polimeri sofisticati, efficienti e sostenibili – è lo sviluppo dentro l’economia circolare. Sintesi di tradizione e innovazione, è un ri-orientamento che contiene il futuro della storia e la diversificazione dei mercati di sbocco. Così a parità di prestazione e resistenza – i prodotti hanno un minor peso, un minor costo, una logistica semplificata, una progettazione sostenibile e flessibile.

Il futuro appunto.

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