Il mondo è il libro, dove il senno eterno scrisse i proprii concetti
Tommaso Campanella, Poesie filosofiche (1596?), 1834, p. 11.
Per Bachelard la formazione dell’Io può seguire due vie antinomiche: per un verso il soggetto acquisisce gradualmente una razionalità astratta invertendo il flusso spontaneo delle immagini, depurandole di ogni sovraccarico simbolico; di converso si lascia trascinare da loro, le assimila, le rivive, per accedere a un vissuto poetico che attinge la sua pienezza nella rêverie. In entrambe le direzioni si sviluppa comunque un processo dialettico, ma nel primo caso tutto avviene sulla superficie esterna dell’immagine e il fine è quello di ridurre l’immagine ‘alla ragione’, nel secondo caso tutto avviene nelle profondità dell’Io e il fine è quello di assorbire dall’immagine intera carica di senso esistenziale che essa può trasmettere. Se vogliamo traslare questa dialettica nell’atto creativo, troviamo affinità di interesse a mio avviso con la metodologia e l’approccio di Elia Cantori. Anche per lui l’analisi dell’immaginario può effettuarsi sia per via negativa, col concorso di una scienza che ‘sente’ l’immagine piuttosto come ostacolo epistemologico, sia per via positiva, sotto forma di poetica generale, che concepisce l’immagine come un punto d’appoggio e insieme un punto di origine.
In questo senso per Cantori l’attività di concettualizzazione scientifica è da intendersi come una progressiva rettifica delle rappresentazioni per immagini, allo scopo di accostare sempre più la nuclearità dei fenomeni. Difatti la storia delle formazioni teoriche della ragione scientifica attesta che la costruzione di una vera rappresentazione richiede in via preliminare una totale dissoluzione delle immagini primarie, che immancabilmente finirebbero invischiate in una logica prescientifica. Per contro quelle stesse immagini sono straordinariamente stimolanti per l’immaginazione, la quale si presenta come esatto contrario della scienza in questa veste. La produzione onirica in effetti ci consente di individuare i processi affettivo-rappresentativi complessi che ci illuminano sul nostro potere creativo riguardo l’immagine. Quale sarà pertanto la scelta definitiva? Forse quella di una differente via di ricerca per la formulazione di una natura terza.