La frazione di Marzocca-Montignano, custodisce da decenni un’articolata e ricca vita associativa, che si è contraddistinta per attività ludico-ricreative, culturali e musicali, assistenziali e mutualistiche. È il welfare socio-culturale, un’infrastruttura dal basso con cui la comunità locale ha sviluppato forme di socialità, educazione, formazione. La dimensione associativa, nelle sue eterogenee manifestazioni, rappresenta del resto un architrave essenziale del capitale sociale, un collante delle comunità di piccole e medie dimensioni, tanto più riconoscibile nella dimensione diffusa delle frazioni – di cui Marzocca rappresenta il paradigma più significativo rispetto a Senigallia. L’Associazione è un ambiente cognitivo, un aggregato di interessi e appartenenze condivise, un contesto di inclusione e progettualità, di accoglienza e cura, che agisce per osmosi tra culture, idealità e destinazioni dei gruppi che compongono il corpo sociale. La sua vibratilità e il suo attivismo sono spesso il termometro del civismo e della tenuta delle relazioni, e per questo le condizioni ambientali influenzano in maniera decisiva la motivazione dei soggetti. Allo stato attuale i fattori di criticità si confrontano con l’avvento di nuovi soggetti e nuove proposte progettuali, una oggettiva obsolescenza di alcuni format, la necessità di dare vita ad un diverso fundraising. La complessità delle questioni burocratiche, normative, di accesso ai fondi, la necessità di attivare policies di marketing associativo, e il posizionamento nel mercato competitivo della produzione culturale contemporanea stanno ridisegnando sopravvivenza e sviluppo di molta parte dell’associazionismo diffuso nei territori. Marzocca non fa eccezione. Marzocca Re-Lab ha dato vita – tra le attività di ascolto e disseminazione – ad un focus group con i rappresentanti delle associazioni locali. L’ascolto ha reso manifesta una situazione polarizzata tra una storia corposa e solida di attivismo e di volontariato che tuttavia oggi fatica a riconoscersi come sistema a rete. È cambiata l’antropologia e la demografia, sono cambiati gli orizzonti di senso e di servizio che l’associazionismo ha svolto, ed è cambiata la relazione tra domanda e offerta. La recente esperienza della pandemia rappresenta l’ultimo e per molti versi più radicale, salto di scala e di specie. L’individualismo dei soggetti – peculiarità antropologica prima che pratica operativa – è oggi il principale ostacolo a una visione sistemica nella quale la sinergia, nella differenza, tra i soggetti è il solo possibile presupposto per l’accesso alle risorse e l’interlocuzione con i vari stakeolder – pubblici, privati, istituzionali. Al di là delle appartenenze i nuclei di produzione delle iniziative sono storicamente legati a luoghi e attività. La Sciabica nata su iniziativa del Centro Sociale Adriatico, per oltre 30 anni ha avuto un ruolo identitario fondamentale e ha saputo tenere insieme radici e sfaccettature anche attraverso la lingua, per il tramite del teatro amatoriale dialettale. L’Associazione Senigallia Astrofili è impegnata in iniziative dedicate con un suo seguito e attività consolidate che rinnovano attenzione e divulgazione tra scienza e conoscenza, cultura popolare e tradizioni. La Biblioteca Luca Orciari – attiva nella dimensione transdisciplinare con attività, premi, eventi, mostre, incontri resta un epicentro della vita comunitaria nella sua rappresentazione transgenerazionale. La Casa della Grancetta – un’istituzione legata alla musica, agli studi di registrazione e al teatro oggi vive una fase di transizione significativa, e si candida a diventare per i suoi riverberi, il polo di una centralità nuova e aggregata come Casa delle Arti. E forse del paesaggio, nel paesaggio mezzadrile più celebrato e identitario della fascia collinare che digrada verso il mare. Non più casa di ognuno ma centro polivalente e polifunzionale con un coordinamento organizzativo, una direzione artistica e operativa. L’Associazione Culturale Asini Bardasci è una realtà legata al teatro di ricerca, attiva dal 2016 e radicata nelle Marche, potenzialmente tra i soggetti più sensibili al rilancio della Casa della Grancetta, attualmente contenitore promettente di sviluppo culturale. L’Associazione Montignanese nata per guidare la realizzazione della Festa del Cuntadin – una storica sagra che si svolge tra Marzocca e Montemarciano – resta finalizzata alla sua vocazione fondativa. Il Centro Sociale Adriatico – non a caso cuore progettuale dei tre workshop di Marzocca Re-Lab e delle attività di incontro, ascolto e disseminazione legate al Bando – perse le funzionalità che lo hanno caratterizzato in passato, tra cui quella di cinema e teatro, è un luogo in attesa di destinazione, in transizione, sospeso sulla sua vocazione e progettualità potenziale per le comunità che abitano Marzocca. È un’incertezza legata alla destinazione d’uso, alle risorse e anche alla sua capacità di accoglienza rispetto a vincoli di utilizzo, norme e inevitabili adeguamenti e restauri. In definitiva, il sedimento di comunità permane come patrimonio delle memorie di luogo, come infrastruttura dell’appartenenza e come genetica di una progettualità dal basso. Si fatica a leggere nella somma di individualismi, il meccanismo di connessione tra le parti: tra luoghi e progetti, tra persone e programmi, tra associazionismo propositivo e attività delle nuove filiere dell’accoglienza e della cura, in chiave di cittadinanza temporanea e permanente. Lo stesso arcipelago dell’accoglienza – B&B, piccole pensioni, hotel, ristorazione commerci e servizi di matrice turistica/stagionale – accanto a nuove e vecchie eccellenze locali è una composizione sociale culturale ed economica a cui manca, rispetto al passato, la riconoscibilità del luogo. Per questo le centralità che coabitano – intese come soggetti, luoghi, progetti – insieme ad una lettura nuova delle matrici di sviluppo potranno essere la chimica fine che rigenera quell’attrattività che ha contraddistinto la frazione costiera di Marzocca-Montignano.
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