Arte

Lo scarto umano e le metamorfosi Installazioni di Silvia Fiorentino

Mappe °19


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Sono nata a Milano, dove ho studiato architettura, da anni vivo e lavoro ad Ancona, dove ho operato principalmente, anche con progetti molto impegnativi. L’anno spartiacque è stato il 1999, in cui ho partecipato alla Biennale di Venezia curata da Harald Szeemann. Nella mia ricerca è insita una caratteristica di complessità e un amore maggiore per il progetto in sé, che svela una poetica più attenta alla genesi e al procedimento creativo, piuttosto che all’oggetto finale. Vi presento qui due progetti, legati a temi differenti – lo scarto umano e le metamorfosi -, che io vedo intrecciati tra loro e che stanno muovendo i maggiori cambiamenti evolutivi di questo periodo.

Il primo progetto dal titolo Recare amore di natura e vita 2022, è un’installazione legata al tema dello scarto umano, che è stata esposta in due sedi e allestimenti diversi – Recanati e Monza, – la prima a cura di Nikla Cingolani, la seconda a cura di Simona Bartolena. La seconda installazione ha come titolo Metamorfosi dell’anima 2023. La prima delle due opere è pensata a partire dall’osservazione di un fenomeno del nostro territorio marchigiano, il disfacimento del piccolo patrimonio industriale esistente, delle piccole realtà manifatturiere, di solito a tenuta famigliare, sparse in varie aree, che hanno rappresentato un esempio economico virtuoso, e ora destinate a scomparire per abbandono e decadenza. L’assenza dell’attività umana di questi edifici resta come un enorme vuoto di un sogno storico ed economico infranto e sono come spazi intrappolati in una propria sospensione temporale, senza identità alcuna, come vuoti in un silenzio agghiacciante.

Schizzo del progetto
Forme organiche e naturali di forme e misure diverse sospese da travi installate nelle sedi murarie delle antiche impalcature della torre. Materiali: ossidi, smalti, ingobbio su argilla. Pavimento in due grandi lastre di vetro percorribili contenentidisegni e stampe di edifici abbandonati
foto Francesco Marini

In quest’opera cerco, come in molte altre iniziate nel 2000 sotto il nome di Architetture sentimentali i rapporti tra l’edificio e la ricerca antropologica per riflettere sull’articolata tessitura di assesti simbolici e culturali che legano l’umanità al territorio e ai vari processi che vi si svolgono. In questo caso ho iniziato a rappresentare le industrie abbandonate come oggetto centrale dell’indagine rappresentandole non con immagini fotografiche come di solito avviene, bensì con disegni, in modo tale da restituire l’immagine più che astratta, quasi un fantasma di qualcosa che fu, cercando di restituire questo silenzio alienato dal reale, in uno svelamento che coinvolge tutta un’organizzazione economica che è andata in pezzi. Ho usato questi disegni per formare un grande tappeto/pavimento formato da disegni, stampe, poesia dipinta, tutto tenuto insieme da due cristalli. Sopra, sospese dall’alto, nel vuoto, appaiono queste forme, quasi fossero un incontro tra organico e vegetale che alludano anche ad anatomie e simbologie femminili (tema essenziale in tutti i miei lavori). Sono forme che nascono in autonomia e in assenza della prepotente presenza umana, testimonianze di un’evoluzione fantastica, lontana, perché libera dall’antropocentrismo, che rimette la Natura al Centro dove ci si può riappropriare di queste aree creando un’estetica spontanea per dare loro l’occasione di una seconda vita. Impronte di archetipi che si rivelano con infinite sfumature e ci guidano alle radici dell’anima.

La seconda installazione Metamorfosi dell’anima 2023, inizia da temi molto simili. È una forma che ricorda una gigantesca collana sospesa, che può essere vissuta e vista come un intero, per esempio uno scheletro o in parti singole che sembra formino una danza, un movimento, un rapporto fra molte parti differenti, che vivono ognuna per creare, in rapporto all’altra, un vicendevole dialogo e alla fine costruire un tutto, un senso. Possono anche essere, nel loro divenire, portatrici di segni simbolici mortuari, ma nella loro rappresentazione finale formano quasi una danza archetipica antica, proveniente da un altro mondo, e come danza, possono evocare l’opposto di un senso di morte. E ancora, sono come se un seme parlasse con un osso e l’osso con la luna, e la luna con un cerchio, e il cerchio con il pulviscolo, e il pulviscolo con una stella e la stella con una bimba… così scopriamo che siamo tutti prodotti di una metamorfosi o molte metamorfosi, che non siamo assolutamente oggetti fissi e di un unico senso statico, ma movimento tra una forma e l’altra, tra un segno di vita e un’altra. Chi traduce cosa sia un senso possibile, è l’atto più inutile e sacro, la poesia, che viene dipinta in questi teli leggeri dietro alle forme in ceramica.

2022/3 Metamorfosi dell’anima
Ceramiche sostenute in fila da una barra di ferro, forme organiche naturali. Materiali: argille, smalti ossidi, ingobbi e ceramiche 50 x 180 cm
2022/1 Metamorfosi dell’anima
Pannello in legno con varie lavorazioni: forme organiche sospese in argilla ingobbi, ossidi e smalti, incisioni, stoffe cucite con poesie dipinte
Collezione privata

2022/3 Metamorfosi dell’anima
Ceramiche sostenute in fila da una barra di ferro, forme organiche naturali
Materiali: argille, smalti ossidi, ingobbi e ceramiche 50 x 180 cm

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