Editoriale

Mappe Annotazioni#16

Mappe °16


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Periodicità alterata

Abbiamo scelto di rispettare la periodicità alterata per fare memoria della metamorfosi profonda, radicale di questi anni. La sfasatura, la dissinergia, è lo spirito di questo tempo che ha sovvertito ogni programmazione, e ha imposto al mondo connesso la distanza, al movimento la stasi. È un contrappasso feroce e inaspettato per una civiltà che ha costruito sulla simultaneità e l’interrelazione i propri immaginari, li ha incorporati nelle esperienze e nelle produzioni reali e simboliche, e ne ha fatto il proprio modello di sviluppo. La geografia azzerata dalla pandemia ci ha ricordato che la globalizzazione è quella delle culture e delle idee, delle merci e dei virus – un common ground senza confini che ci interroga, fatto di opportunità e iniquità, luoghi puntuali e immensità siderali, letture al microscopio e sperdimenti nel telescopio.

Spazio pubblico, spazio interiore

Che lo spazio pubblico, e la cultura del progetto, possano diventare il dispositivo di una ricerca nuova, una cura nella malattia? Il desiderio di condivisione in uno spazio affettivo – i balconi del 2020, le viewing room dell’arte e dell’ecosistema digitale, il tessuto urbano ormai tavola imbandita a cielo aperto, la prossimità tracciata e controllata – ridisegna il rapporto tra dentro e fuori, tra pubblico e privato, tra intimità e socialità. E sarà necessaria una profonda elaborazione spirituale, più che un reset, per immaginare un’architettura sensibile rispetto alle emergenze del passato e alle aspettative del futuro. Rispetto alle forme e alle relazioni tra loro, al senso dei luoghi e dei materiali, alle aree di rispetto del vuoto e della Natura. Il Salone 2021, un gesto di fiducia realizzato con un format intrigante, e le sperimentazioni di alcune aziende – marchigiane e non solo – sono un utile orientamento, una ricognizione di cui permarrà traccia negli anni a venire.

Appennino e linea di costa

Il lungo cammino sulla linea di costa, e la città adriatica – così poetica questa costa, come ci ricorda Enrico David in apertura e come racconta Demanio 2021 forse mai così commovente con la piazza di fiori sul mare – ci rappresenta da decenni, anche nel racconto delle tante linee di terra – quelle dei fiumi, delle vallate e della cultura borghigiana, dei paesaggi che abitano la città adriatica dall’appennino al mare. Sono vie e viatici che tocchiamo per conoscere, come si tocca ciò che si ama. Qui la linea di terra, la cresta appenninica è raccontata da nord con la dimensione monumentale di Urbino e di Giancarlo de Carlo – con la storia di Ca’ Romanino, l’omaggio della mostra Spiriti e i percorsi di una scuola di eccellenza come ISIA, per approdare a Palazzo Ducale; ed è raccontata da sud con i Sibillini delle faglie e delle prospettive con i ripari, i rifugi, i bivacchi ma anche la scuola di musica di Camerino, la Chiesa del SS. Crocifisso di Castel di Lama, le cave di travertino con forme e pensieri di pietra. Tra la terra e il mare c’è l’altra linea, il morbido ecosistema collinare, identitario qui più che altrove nell’Italia di mezzo, sono terre in movimento con belle storie, come quella di Pergola – una comunità creativa di neo residenti sempre connessa che ha saputo rigenerare il territorio con l’arte, la cultura e l’impresa – sono facce, opere, ricordi, camei, gatti, fiori, erbe; e poi c’è Jesi, con i suoi palazzi e le sue piazze pronte a un’ accoglienza nuova. In questo paesaggio in cammino che sale e scende per stratificazioni e attraversamenti, gli spazi e i progetti raccontano come cambia lo stare insieme, il fare impresa, il fare comunità e accoglienza – nei negozi, nelle enoteche, nelle case, nelle chiese, nelle piazze, nella spiaggia che diventa un orto marino. Questi anni complessi sono spunti per comprendere, e ci sono di aiuto l’architettura, l’arte, le parole, le immagini. Il racconto continua.

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