Architettura
- Anniversari

Remembering Rotonda

Mappe °19


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fotografie
Mario Giacomelli
Alberto Palonara


Il cielo limpido di una mattinata tersa, come solo una giornata di giugno riesce a regalare, immerge Senigallia in quella luce rarefatta, quasi metafisica, che nel tempo ha ispirato la tradizione fotografica di cui ormai da quasi un secolo va così fiera. In una giornata come questa, senigalliese o vacanziero, corre quasi l’obbligo di imboccare il sottopasso della Penna tenendo lo sguardo diritto verso est, per lasciarsi stupire dalla bellezza della Rotonda a Mare. Un luogo ricco di memorie che ancora oggi, nel novantesimo anniversario dalla sua inaugurazione, è capace di emozionare.

La Rotonda è il simbolo di una vocazione turistica che a Senigallia si afferma molto tempo prima della sua costruzione, testimoniata dalle strutture in legno che venivano costruite in mare sin dalla metà dell’Ottocento, dall’inaugurazione dell’Hotel Bagni – il nome ovviamente non è casuale – e dai diversi progetti che si sono succeduti dopo la prima guerra mondiale per dotare la nostra spiaggia di una nuova e più resistente palafitta. Il mare diventa un luogo di svago e di socialità. Erano lontani i tempi in cui si andava completamente vestiti portati in acqua da cabine mobili. I corpi – pian piano, e ovviamente nei limiti della decenza – si svestono, e le classi agiate rinunciano al candore delle loro pelli per seguire, con un pizzico di esotismo, le nuove mode. Le linee razionali, e allo stesso tempo morbide, questa forma disegnata dall’ingegner Cardelli che ricorda una conchiglia, le grandi vetrate che mettono in relazione l’ambiente interno con l’esterno rappresentano non soltanto il nuovo gusto architettonico degli anni Trenta ma segnano anche la nuova funzione che questa struttura doveva avere. Un luogo turistico e ricreativo, in cui accarezzati dalla brezza del mare, si poteva prendere un Martini in terrazza o – fucile in braccio e con buona pace dei poveri pennuti – impegnarsi in un campionato di Tiro al Piccione (1935).

Nel secondo dopoguerra la Rotonda diventa il luogo della mondanità cittadina tanto da meritare sul timpano, appena sotto una fila di bandiere, un’insegna al neon all’ultimo grido e da ospitare concorsi di bellezza, premi e sfilate di moda. Memorabile il Miss Ambra del 1952, immortalato in un cinegiornale dell’Istituto Luce, dove si premiava appunto «la meglio tintarellata» o il concorso la Donna Ideale del 1958, quando giovani donne, figlie di un’Italia ancora un po’ retrò, dimostravano tutta la loro bravura armeggiando con padelle e fornelli a gas nuovi fiammanti.

Mario Giacomelli – La Rotonda
Archivio Mario Giacomelli
© Simone Giacomelli
Alberto Polonara
La quiete durante la tempesta

Gli anni Sessanta, quelli del boom economico, regalano al simbolo turistico della nostra città non soltanto un nuovo rivestimento giallo e rosso, ma anche un posto nella storia della canzone balneare italiana con Fred Bongusto che nel 1964 pubblica Una Rotonda sul Mare, un tormentone per tutto il decennio successivo e ancora oggi la signature song del celebre cantante. Una vocazione alla leggerezza, al ballo e al divertimento che tra pause e riprese ne segnerà il destino. Trasformata in discoteca nel 1987, uscirà semidistrutta da un incendio nel 1992 dando inizio a quella ciclopica campagna di restauro che restituirà all’occhio del visitatore moderno, il nitore e la schiettezza della forma originaria. In questi anni i depositi delle memorie collettive, le fotografie, gli archivi e i libri lasciano il posto al ricordo e al vissuto. Troppo piccolo per le scintillanti serate con spalline gonfie e paillettes degli anni Ottanta, il mio ricordo si appiattisce sulle cartoline esposte in tabaccheria, e sfuma su qualche rapido passeggio a Levante. Qui il datario composto di fiori, posto nell’aiuola oltre la strada davanti al pontile, catalizzava gran parte del mio interesse. Negli anni tra l’adolescenza e la giovinezza, quando nelle calde serate estive il lungomare sostituiva la vasca per il Corso, la Rotonda a Mare, o meglio l’ingresso del pontile, diventava una coordinata, il punto prestabilito e fisso di un mondo senza cellulare in cui vigeva ancora la consuetudine.

Con l’apertura straordinaria del marzo 2003, in occasione delle Giornate di Primavera del FAI, per la prima volta ho avuto l’occasione di percorrere il pontile e di sentirne la profondità, vivendo quella sensazione così unica di rimanere sospesi tra il cielo e il mare con lo sguardo volto all’orizzonte che solo lei, la Rotonda, ogni volta, ci regala. È l’eccezionalità a curarci dall’assuefazione, donandoci occhi nuovi per apprezzare diversamente ciò che per abitudine guardiamo distratti. Mario Giacomelli, in uno dei suoi celebri scatti, rielabora una delle prospettive più classiche della Rotonda, con un gioco di riflessi e di sovrapposizioni in cui acqua, nuvole e sabbia sembrano mescolarsi. Un’inquieta bellezza, che ci travolge, mostrandoci una Rotonda lontana dalle pelli abbronzate, dall’odore di caldo e di crema solare. Una bellezza fuori dal tempo, fuori dal colore, come quella di una pallida giornata d’inverno, di una notte innevata che annulla la spiaggia esaltando la semplicità delle forme. A conti fatti poco importa se la canzone di Fred Bongusto è stata effettivamente dedicata alla Rotonda sul Mare di Senigallia, perché chiunque, dal pontile, può immaginare un juke-box che manda: «una Rotonda sul Mare, il nostro disco che suona …»

Si ringrazia Simone Giacomelli direttore dell’Archivio Mario Giacomelli per la gentile concessione dell’immagine.

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