Parte 1 – La ricerca
Il territorio di Ascoli Piceno è custode di una storia industriale legata indissolubilmente al baco da seta, che in passato ha reso questa provincia una delle maggiori eccellenze a livello nazionale nel settore. L’attività serica cominciò a diffondersi a partire dal XV-XVII secolo. Per capire l’importanza della provincia a livello nazionale basti pensare che intorno agli anni ’20 del ’900 su 172 allevamenti autorizzati ben 64 erano nella provincia ascolana. L’allevamento del baco da seta a livello industriale richiedeva edifici con determinate caratteristiche che potessero favorire l’arieggiamento e l’illuminazione degli ambienti. Queste furono definite nel 1815, quando Vincenzo Dandolo pubblicò Dell’arte di coltivare il baco da seta, un manuale dedicato alla corretta costruzione dei bacchifici. La tipologia più caratteristica era quella “padronale”, con proporzioni in pianta allungate e una fitta scansione di finestre. Molti di questi edifici esistono ancora oggi nella provincia di Ascoli. Alcuni esempi sono Palazzo Tranquilli, sede oggi di una libreria e palazzo Tarlazzi in cui l’architetto V. Pilotti ha virtuosamente nascosto un edificio di tipo industriale dietro una facciata quasi nobiliare. Un altro esempio rimasto quasi inalterato realizzato secondo le indicazioni del Dandolo è l’ex bigattiera Marcatili a Monsampolo del Tronto (AP). Diversi sono i motivi che hanno portato al declino di questo settore: tra questi la nascita delle fibre sintetiche, la concorrenza estera e il mancato ammodernamento degli stabilimenti.
La provincia di Ascoli Piceno oggi è ancora legata al settore tessile. Per comprenderne meglio le potenzialità bisogna analizzare il contesto regionale. Le Marche sono caratterizzate da un sistema industriale legato al settore manifatturiero. Le imprese sono distribuite in modo piuttosto omogeneo rispetto a quanto accade nella gran parte delle altre regioni italiane. Viene a crearsi quel tessuto di relazioni, cooperazioni, scambi tipici del distretto che sfrutta come risorsa la stretta vicinanza delle aziende e la loro specializzazione. Le Marche presentano diversi distretti attivi nei vari settori manifatturieri (legno e arredo, tessile e abbigliamento, pelli, cuoio, calzature, meccanica, etc). È in questo sistema di piccole e medie imprese che risiede la ricchezza del made in Italy. La provincia di Ascoli Piceno insieme alla provincia di Teramo costituisce un distretto interregionale principalmente focalizzato nel settore tessile e abbigliamento. Le sfide attuali legate allo sviluppo di questo settore riguardano le problematiche relative alla sua sostenibilità ambientale. Questo settore insieme a quello calzaturiero è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra. (fonte: EPRS 2017, ONU 2018). Oltre all’inquinamento rappresentato dal grande quantitativo di indumenti gettati nelle discariche (in primis derivanti dal fenomeno della fast fashion) è da considerare l’enorme quantitativo di acqua necessario per la loro produzione. Basti pensare che per produrre una t-shirt sono necessari circa 2700 litri d’acqua: l’equivalente del fabbisogno d’acqua di una persona per due anni e mezzo. La sfida contemporanea è quella di immaginare un futuro per questo settore, in cui la riscoperta delle tradizioni, l’innovazione multidisciplinare e la risposta alle sfide ambientali costituiscono la base per progetti virtuosi.
Parte 2 – Il Progetto
Il progetto di tesi nasce con la volontà di indagare il rapporto tra architettura e moda e di valorizzare un’architettura locale in disuso. L’area di progetto è stata individuata nell’ex bigattiera Marcatili a Monsampolo del Tronto (AP), un edificio industriale nato per l’allevamento del baco da seta. L’idea di progetto mette a sistema le peculiarità e la storia del manufatto, le opportunità legate al sistema manifatturiero ascolano – oggi principalmente improntato al settore tessile e abbigliamento – e le sfide future legate alla sostenibilità del sistema moda. L’obiettivo è quello di accorpare in un unico complesso un’accademia, un museo e un centro di ricerca. L’interdisciplinarità è la chiave di lettura per immaginare i futuri sviluppi del sistema manifatturiero locale legato al settore tessile. Il progetto S.E.T.A, acronimo di Sustainability Eco-design Textiles Academy, si divide in tre ambiti: museum & spreading, academy & learning e making & research. Il programma funzionale unisce studenti, professionisti e ricercatori per poter integrare le conoscenze legate a moda, architettura, arte, design e scienza.
Il complesso sorge sulla sommità di un pendio, circondato da terreni agricoli e visivamente in relazione con la via Salaria. Al volume principale è annessa un’ex casa colonica. Il museo nell’ex bigattiera è dedicato alla seta al piano terra, mentre i livelli superiori saranno dedicati all’arte contemporanea. Un nuovo volume gemello vi si accorpa ospitando l’accademia di fashion sustainability managing e di fashion design. L’aula studenti interfaccia i due sistemi. L’ex casa colonica è stata ampliata attraverso un edificio-ponte che connette la zona dedicata all’accademia e al museo con gli altri ambiti. All’interno vi si trovano le residenze per artisti, una caffetteria, uno spazio di co-working e la biblioteca. Il piano inferiore è dedicato alla ricerca, alla prototipazione e al tempo libero e si affaccia su una corte-giardino. Vi troviamo laboratori per test chimici e meccanici, laboratorio di prototipazione, laboratorio di cucitura e modellatura, materioteca, magazzini per materiali, showroom, sala riunioni, auditorium, ristorante, asilo e palestra. La luce libera degli interni permette ampia flessibilità in cui sono le tende a definire gli ambiti spaziali. La facciata tessile costituisce sia un elemento tecnologico di controllo climatico sia un sistema di relazione con il paesaggio, creando un rapporto vivo e sinergico con il territorio.