

Al di fuori dell’antica porta San Leonardo (già porta Cavour) del centro storico di Fano, Brunelli Ann Minciacchi (arch. Alessandro Brunelli, arch. Lavinia Ann Minciacchi) realizza un progetto di recupero di una casa unifamiliare a schiera dove il dialogo con l’esistente avviene grazie a misurati innesti figurativi e volumetrici. L’unità residenziale è parte di un fabbricato più grande di cinque case costruite negli anni trenta a seguito della trasformazione urbana dell’area limitrofa legata alle realizzazioni della scuola Luigi Corridoni (arch. Mario de Renzi, 1932-35) e del Convitto Regina Elena, poi Vittoria Colonna (arch. Luigi e ing. Gaspare Lenzi, 1935-39). La sequenza delle cinque case a schiera, con una facciata su strada e una a redan rivolta verso i giardini privati sul retro, era stata realizzata per compensare la demolizione di alcune abitazioni che insistevano nel sito destinato al Convitto. All’epoca della costruzione l’unità oggetto di intervento comprendeva l’abitazione principale su due livelli e una pertinenza per il ricovero degli attrezzi. L’aggiunta della veranda (al piano terra) e di un piccolo balcone (al piano primo) sono le uniche addizioni che hanno modificato l’impianto volumetrico originale nel corso degli anni cambiando l’aspetto della facciata sul retro.
Casa 18 si inserisce all’interno del contesto legislativo locale che prevede la salvaguardia dei caratteri tipologici dell’impianto e la tutela della facciata su strada, ammettendo piccole modifiche al prospetto rivolto al giardino. La facciata su strada è stata restaurata e rivestita parzialmente con losanghe in cotto che definiscono un basamento decorativo in dialogo con i coppi della copertura. Sul retro, la serialità a redan del fabbricato è interrotta dall’addizione della canna fumaria e dall’innesto dell’abbaino in sommità capaci di alterare con delicatezza ed eleganza le proporzioni della facciata. L’ambiente della veranda (demolito e ricostruito) richiama i cromatismi rosa preesistenti utilizzati ora per le finiture della lamiera di copertura e delle opere in metallo.
Se le piccole variazioni dell’esterno arricchiscono le qualità estetiche di un’edilizia dai tratti tradizionali, le qualità spaziali interne sono state migliorate ottimizzando la gerarchia servito-servente. L’inversione della scala all’ingresso, ruotata ma posizionata nella stessa fascia servente, ha infatti consentito una nuova distribuzione degli ambienti. Varcata la soglia, uno spazio compresso cela la scala e il corridoio con una partizione mobile in rovere (un bilico e una armadiatura) e consente il passaggio al living. Dal primo soggiorno, dove una parete attrezzata disegna e arricchisce lo spazio, si apre la sequenza spaziale dei tre ambienti al piano terra rivolti verso il giardino esterno; il luogo più intimo della casa che conclude esternamente la promenade sala-cucina-veranda. La continuità degli spazi interni è accentuata dal pavimento in cemento in dialogo con le superfici minerali esterne.
Una nuova topografia di muri in cemento faccia a vista disegna il giardino sul retro caratterizzato da due zolle verdi che conformano i percorsi esterni migliorando l’accessibilità della piccola pertinenza esterna demolita, ricostruita e ora adibita a lavanderia. L’alternativa alla sequenza dei tre ambienti al piano terra è la promenade che attraversa il corridoio e conduce, con due rampe di scale sovrapposte, alle tre camere del piano primo e allo studio posizionato nel sottotetto. Questo ambiente, in precedenza accessibile solo con una botola, è ora divenuto uno spazio abitabile attraverso l’innesto dell’abbaino: un piccolo volume che si attacca al tenue cielo adriatico con le sfumature naturali del cotto. È proprio questo dialogo tra le componenti edilizie standard (pluviali, colonne strutturali, canna fumaria, abbaino) e la loro necessità di astrazione attraverso la materia e il colore, il tratto che caratterizza l’intervento di Casa 18 divenuta eccezione infra-ordinaria nella regola del tessuto della città.




