Sono trascorsi 100 anni da quando, nel 1919, Walter Gropius fondava a Weimar la Staatliches Bauhaus, una scuola con un format sperimentale, fondato sull’integrazione tra la Scuola di Belle Arti e la Scuola di Arti e Mestieri.
Da quel momento in poi vanno in crisi alcune delle impalcature teoriche che avevano sostenuto il mondo delle arti visive e dell’architettura, sostituite da nuovi codici ancora oggi estremamente influenti. L’impronta interdisciplinare dei piani di studio e il modello laboratoriale riformulano i metodi e contenuti della didattica; una nuova visione degli equilibri tra il mondo dell’arte e dell’artigianato inaugura la stagione del design, inteso come approccio olistico al progetto, sensibile nello stesso modo alla dimensione espressiva e a quella tecnologica. Il dibattito aperto dalla Bauhaus è ancora attualissimo, e la sua legacy appartiene tanto al presente quanto alle prospettive di futuro; si tratta di un lascito materiale, tangibile nella produzione di oggetti ed elementi di arredo ancora richiestissimi nel mercato, e di un’eredità immateriale, di un pensiero che si è diffuso, soprattutto attraverso l’insegnamento e le sperimentazioni nelle scuole.
È a questo punto che la storia della Scuola si intreccia con la vicenda della Scuola di Ateneo Architettura e Design “Eduardo Vittoria” di Ascoli Piceno (SAAD), un piccolo polo che ha saputo attrarre e diffondere delle scintille di sperimentazione d’impronta Bauhaus. Sul colle di una cittadina di provincia marchigiana, tra le spesse mura di un antico convento, nasceva 25 anni fa l’ex facoltà di architettura. Fondata da Eduardo Vittoria, l’Università nasce con un’impronta avanguardista, basata su una visione del progetto sensibile alle tendenze delle scuole europee della Ulm e Vchutemas, vicine agli insegnamenti Bauhaus. Sebbene piccola e piuttosto isolata, la scuola diventa un polo dinamico, capace di generare flussi tra docenti e rappresentanti di una cultura progressista.
Le modalità e gli effetti di questi scambi sono descritti nella mostra From Bauhaus to our school (10 ottobre 2019 – 19 dicembre 2019), curata da Luca Di Lorenzo e Gilda Tormenti, con la consulenza scientifica di Pippo Ciorra. Collocata tra le celebrazioni per i 25 anni della SAAD e quelle per il centenario dalla fondazione del Bauhaus, la mostra esce dalle stanze del convento per essere ospitata nel centro della città di Ascoli Piceno, nelle sale della Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, gestite dall’Associazione Arte Contemporanea Picena. Lungo il percorso lineare di un piccolo soppalco, tra il legno del pavimento e delle travi di copertura, si articola per tutta la lunghezza di una parete il racconto degli intrecci e dei numerosi contatti tra l’ex facoltà di architettura di Ascoli Piceno e l’eredità della scuola della Bauhaus. Le connessioni tra i due poli avvengono attraverso una rete di scuole e un flusso di migrazioni, il tutto perfettamente illustrato in una mappa dove i circuiti e i poli delle scuole italiane (europee e americane e “informali”) descrivono un paesaggio culturale che, dal 1919, continua a esercitare la sua influenza nelle Scuole di Architettura e Design.
Alcune icone del design del novecento, come la sedia Wassily di Breuer o la lampada Gherpe di Superstudio, il modello in scala 1:100 dell’edificio del Bauhaus a Dessau, alcune pagine di riviste, dei disegni e delle foto trasformano la parete espositiva in un oggetto eclettico, strumentale ad un racconto dai codici eterogenei, che rispecchia perfettamente la dimensione interdisciplinare del Bauhaus e la diffusione di un pensiero capace di esprimersi in varie modalità e in varie scale. Specularmente a questa parete, corre parallela una sezione dedicata alla storia della SAAD. Una videointervista a Eduardo Vittoria, alcuni filmati e album fotografici raccontano gli inizi della storia della scuola, mentre Expat, un video a cura del gruppo radioarchitettura, racconta il presente attraverso le storie di alcuni studenti espatriati all’estero. Una ricerca sofisticata e un allestimento raffinato, frutto di un intenso lavoro di équipe di studiosi e studenti di architettura, fanno di questa mostra un’esperienza preziosa, capace di intrecciare con maestria i fili di una storia globale e di una locale, e di traghettare il mondo nella nostra scuola e la nostra scuola nel mondo.
Piccola e coraggiosa, come si legge nello schizzo di Pippo Ciorra esposto in mostra, non resta che augurare alla SAAD un dignitoso futuro.
Il racconto della mostra
La mostra From Bauhaus to Our School incarna due diverse volontà. Da un lato quella di festeggiare i 25 anni della SAAD, la Scuola di Ateneo Architettura e Design di Ascoli Piceno fondata come facoltà di Architettura dell’Università di Camerino da Eduardo Vittoria nel 1991 e aperta agli studenti dall’anno accademico 1993/94. Dall’altro quella di celebrare il centesimo anniversario della Bauhaus, fondata da Walter Gropius a Weimar nel 1919, capostipite e più influente scuola di architettura e arte applicata del XX secolo.
Tra i due avvenimenti, idealmente posti all’inizio e alla fine del nostro racconto, si sviluppa un intreccio di storie fatto di rapporti maestri-allievi, ma soprattutto di migrazioni di personaggi, idee e contenuti didattici. Due sono i progenitori della mostra, dai quali abbiamo desunto filosofia e contenuti: l’albero genealogico di Pippo Ciorra, dedicato al compleanno della SAAD ed esposto come terminale prospettico della mostra e la tesi di laurea magistrale di Gilda Tormenti, College Collage, che raccoglie e confronta i diversi spazi della didattica di varie scuole di architettura nel mondo. Il filo conduttore che collega la Bauhaus alla SAAD è la figura di Eduardo Vittoria stesso. Architetto fortemente legato ad Olivetti, alla figura di Ludwig Mies van der Rohe e all’atteggiamento didattico antistoricista di Walter Gropius, fonda nel 1970 alla Federico II di Napoli il primo Istituto di Tecnologia dell’Architettura. È sintomatico che il terzo anno accademico della Facoltà di Ascoli è aperto da una lezione magistrale di Tomás Maldonado, direttore della scuola di Ulm, fondata da Max Bill, ex studente Bauhaus, nel 1953.
Partendo dalla biografia di Vittoria e dal suo pensiero è stato possibile quindi definire una prima rete di scuole e di esperienze (Ulm, IIT, Olivetti, Federico II) su cui successivamente tessere ulteriori livelli sovrapposti. Come ad esempio la storia personale e professionale di un’altra grande figura della SAAD: Cristiano Toraldo di Francia. Da Firenze e da Superstudio, il percorso di Toraldo di Francia si incrocia con quello delle esperienze di didattica sperimentale e radicale come Global Tools o l’IID di Alvin Boyarsky, poi direttore del periodo d’oro dell’Architectural Association di Londra. Queste linee che convergono nella SAAD, si intrecciano con quelle che rappresentano la vera e propria diaspora dei professori ed allievi della Bauhaus negli anni trenta. Nel 1936 Gropius e Breuer sono nominati preside e direttore della neonata Graduate School of Design di Harvard. Mies van der Rohe, approda a Chicago nel 1937. Moholy-Nagy tenta di ricalcare fedelmente la linea pedagogica impostata da Gropius in Germania fondando a Chicago la New Bauhaus. Josef e Anni Albers si trasferiscono prima al Black mountain College, poi a Yale, influenzando fortemente, attraverso la figura di Robert Slutsky, il lavoro dei Texas Rangers e di John Hejduk, poi direttore a Cooper Union.
Ha preso quindi forma una vera e propria mappa che progressivamente è arrivata a inglobare 27 scuole, traducendo e concretizzando le relazioni tra idee, persone e luoghi in forma grafica e facilmente leggibile. A partire da questa mappa abbiamo lavorato per l’intero anno accademico 2018-19 con 14 studenti del Corso di Laurea Magistrale in Architettura della SAAD di Ascoli Piceno, che hanno analizzato una per una le 27 scuole e ragionato su quali eventi sottolineare e quali materiali esporre. La mostra è stata una vera e propria occasione per sviluppare una didattica alternativa: un approccio sperimentale al tema della ricerca e dell’allestimento.