Reliquia è una parola di derivazione latina e significa “ciò che resta”. In ambito cristiano le reliquie stabiliscono nel mondo luoghi di manifestazione del divino, celebrando l’istante che vive tra eterno e transitorio, individuale e collettivo, monumentale e temporaneo. Dentro tutto questo l’architettura costruisce geometrie cosmiche sopra frammenti santi, facendosi immagine tangibile di contenuti nascosti. L’intrusione di reliquie genera nelle città possibilità di redenzione, disegna dentro i suoi luoghi i tempi della liturgia, traccia la figura di un intimo senso su cui fondare il progetto.
Loreto, città custode della reliquia della Santa Casa, delinea tali aspetti attraverso un’architettura che innalza da secoli santuari-involucro, incastonando il sacro contenuto che protegge all’interno di mura colossali. In questa prospettiva impossibili cantieri realizzati e progetti rimasti sulla carta si relazionano con il sacro per ragionare sulla città. Le proposte di architetture per Loreto, segnate dall’opera di Donato Bramante, Giuliano da Sangallo e Giovan Battista Cavagna, vengono indagate nella tesi come nuovi elementi di fondazione del progetto; la città costruita si relaziona con quella immaginata e annuncia esiti per un nuovo sistema monumentale. In questo senso il progetto di architettura ritorna nel cuore della città come luogo ancora disponibile ad accogliere comunità di pellegrini e traccia nuovi esiti prefigurando un ulteriore impianto di completamento dell’apparato monumentale che definisce Loreto.
Due nuove piazze si inseriscono per inneggiare al profondo senso del luogo: la conclusione della piazza e la costruzione di una seconda che aggetta dalla mole del Santuario rifondano Loreto mediante due differenti direzioni progettuali. La prima via innalza le piazze tramite dispositivi che si servono del passato conducendolo dentro l’immagine di figure e misure che ritornano come presenza, la seconda ragiona sul contemporaneo e ne dichiara una posizione all’interno di elementi introdotti come architetture secolari. Attraverso il confronto con la figura della reliquia e quella del pellegrino la tesi traccia dunque esiti per una nuova comprensione del centro lauretano e individua nella Santa Casa il senso intimo della sua costruzione.