Enzo Cucchi è uno dei grandi maestri che hanno segnato la storia dell’arte italiana e ancora oggi è tra gli artisti più prolifici, originali e anticonvenzionali della scena contemporanea. Cucchi compone le sue opere come poesie, con immagini come fossero parole aggregate per associazioni libere e spontanee. Negli anni l’artista ha creato un proprio personale alfabeto, con una grammatica e sintassi, che agisce come un flusso di coscienza. Seguendo un principio di composizione linguistica e visiva e liberando immagini, apparizioni, memorie, visioni dà forma a opere che attraversano altrettanto liberamente stili, tecniche e materiali diversi. Una costante e instancabile ricerca tesa a oltrepassare i confini tra disegno, pittura, scultura, installazione con opere che rileggono continuamente iconografie tratte dal suo vissuto e immaginario e dalla storia dell’arte. L’artista ritrova così l’autenticità del proprio gesto e dichiara l’arte come dimensione libera, senza generi e limiti, pratica quotidiana e spirituale in cui vita e opera sono costantemente ribaditi come indistinguibili.
La sua ricerca è impossibile da imbrigliare in un tipo di discorso che voglia ordinare e mettere in campo analiticamente la sua opera. La mostra Enzo Cucchi. Il poeta e il mago ha preso una strada diversa, proponendo al pubblico uno spartito aperto che suggerisca tracce parallele e ugualmente valide per interpretare un lavoro mutevole e in perenne movimento. Il titolo richiama la dualità insita nella sua figura: da una parte la creazione intesa come fraseggio di versi in un ritmo libero da ogni intento prosastico, dall’altra un artista che si fa portatore del mistero delle cose modificando alchemicamente la materia cui si avvicina.
La pratica di Enzo Cucchi si colloca in un limbo in cui ogni ipotesi identificativa diventa subito controversa e contraddittoria. Affrontando la progettazione del percorso espositivo si è partiti da questo elemento accettandolo come parte integrante del lavoro dell’artista e leggendoil détournement che attraversa la sua ricerca come una possibilità di rilettura della storia dell’arte italiana degli ultimi decenni.
Filo conduttore di questa predilezione per lo spaesamento è l’amore per la parola scritta, una parola che, con tutto il suo portato analitico, si manifesta fin dalle prime esperienze di Cucchi della fine degli anni Settanta che si collocano in un territorio quasi inesplorato fra sensibilità agli afflati editoriali, poesia sperimentale, sperimentazione tipografica e primi accenni a quella che diventerà presto una pratica aperta a ogni forma di espressività.
L’attenzione alla scrittura trova il suo contraltare nella passione parallela per la lettura rivelando in lui un gusto assolutamente aperto a stimoli e storie estremamente lontani nel tempo e nel genere. Il pubblico ha avuto la possibilità di entrare nella sua biblioteca, attraverso una selezione dei titoli amati dall’artista, potendo scegliere un libro in un’area lettura, preludio al grande ritratto che il museo ha voluto dedicare all’artista.
La formula del ritratto è stata scelta per poter dare conto della sua complessa e contraddittoria identità preferendola a quella della retrospettiva. Il continuo tornare sui suoi passi che caratterizza il percorso di Cucchi, rifiuto di ogni logica di progressione storica modernista, avrebbe reso d’altra parte vano l’esercizio retrospettivo che si basa letteralmente sul guardare indietro, sul trovare nuclei coerenti di opere che possano dare nella loro successiva giustapposizione una naturale linearità al racconto che si propone.
Seguendo l’attitudine di Cucchi, la mostra non ha un’impostazione lineare e cronologica, ma è concepita come un percorso all’interno del suo universo poetico, presentando un nucleo di opere, per la maggior parte prodotte negli ultimi anni, messo in relazione con alcuni lavori realizzati nel corso della sua lunga carriera a partire dalla fine degli anni Settanta. Tra dipinti che sono anche sculture, sculture che proseguono nelle loro basi, disegni come libri, opere e immagini che fluttuano nello spazio espositivo, la mostra si dipana cercando di restituire la grande versatilità, generosità e immaginazione di un artista che ha saputo mantenere nella diversità una coerenza tale da essere considerato un punto di riferimento imprescindibile anche per le giovani generazioni di artisti.
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Courtesy: Fondazione MAXXI