Venerdì 19 luglio 2024 dalle 6pm/6am,
XIV edizione della notte dedicata all’architettura, alle arti, al design.
Marzocca di Senigallia

Demanio Marittimo. KM-278 è una maratona dedicata alle arti, all’architettura, al design e alla dimensione adriatica, curata da Cristiana Colli e Pippo Ciorra. La XIV edizione, come ogni anno, si svolge sulla spiaggia di Marzocca di Senigallia venerdì 19 luglio, 12 ore ininterrotte, 6 pm/6 am: il festival è ormai è divenuto un landmark che per una notte ogni anno connette la spiaggia di Marzocca con le grandi questioni contemporanee e con le voci di chi le affronta dai punti di vista del progetto, del paesaggio, della tecnologia, dell’arte, delle molte forme di appartenenza al nostro tempo e al nostro spazio.

Il tema di questa 14° edizione, ROVINE&RIPARI, è pensato come un ulteriore dispositivo per avvicinare la spiaggia di Marzocca ai fenomeni e ai concetti che viviamo ogni giorno. Da un lato una produzione accelerata di rovine, prodotte da guerre e catastrofi, ma anche dalla velocità con cui il tempo trascorre per la cultura occidentale, trasformando qualsiasi reperto in archeologia. Dall’altra il bisogno di trovare forme diverse di riparo/protezione per comunità e individui sempre più fragili e di collegare il concetto di riparo con quello di riparazione, intesa come antidoto all’iperconsumo, risarcimento, mitigazione delle diseguaglianze. Parole estese che rimandano alla crisi dell’ecosistema e a immaginare forme diverse di riparo - per le creature e le cose, i patrimoni identitari, le comunità come architravi di coabitazione e cittadinanza.

Lo spazio pubblico che accoglie il progetto è il risultato, come da consuetudine di Demanio Marittimo, di un concorso tra gli studenti della SAAD, Scuola di Architettura e Design dell’università di Camerino, che chiudono con la notte di Demanio Marittimo le celebrazioni per il trentennale della loro istituzione. Gli autori del progetto OLTRE sono: Fatijon Ademaj, Michele Forti, Qendron Mema, Gloria Seri, Elisa Valori.

Il Demanio si apre come sempre con l’omaggio al Maestro del Territorio, quest’anno è Guido Guidi, al quale il MAXXI prepara per fine anno una grande retrospettiva: col maestro di Cesena dialogano i curatori della mostra, Simona Antonacci, curatrice di fotografia del MAXXI, Carlo Birrozzi, direttore dell’Istituto Centrale del catalogo e la documentazione, e Margherita Guccione, direttore scientifico Grande MAXXI.

Anche quest’anno DMKM278 offre un programma internazionale ampio e ricco di tematiche contemporanee: un primo focus interdisciplinare si concentra sulla scena contemporanea del Kosovo, al centro di una metamorfosi a base culturale, alimentata dall’esperienza di Manifesta 14, nelle riflessioni del curatore e critico Alex Fisher, nelle testimonianze del Sindaco di Pristina Perparim Rama, dei curatori di Hangar e Autostrada Biennale Leutrim Fishekqiu e Vatra Abrashi, un polo che si sta imponendo per innovazione e progettualità, gli artisti Sislej Xhafa, Artan Hajrullahu e Blerta Hashani. I “100 anni di Paolo Volponi” sono ricordati a partire dalla sua Urbino, negli interventi del critico letterario Massimo Raffaeli, del sociologo Aldo Bonomi e del curatore della mostra che la città gli tributa a Palazzo Ducale, Giovanni Russo.

Il tema di questa edizione rimanda a grandi interrogativi rispetto alle pratiche di progettazione culturale, curatela, e gestione del patrimonio, relazione tra memoria e immanenza. Sono esperienze speciali e storie esemplari nell’ambito dei beni culturali quelle di Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà a Roma e curatore del programma internazionale Pompeii Commitment, che dialoga con Davide Quadrio, Direttore del MAO Museo d’arte orientale di Torino.

ROVINE&RIPARI è un prisma che rimanda anche alla ineludibile centralità del Vivente, alla dimensione spirituale per ogni cosa che comprende ma supera la dimensione confessionale per diventare respiro etico e riflessione: intorno a queste interrogazioni si svilupperanno le riflessioni del sociologo e scrittore Marco Dotti dello storico dell’architettura medievale e rinascimentale Francesco Benelli e di David Monacchi, autore della Sonosfera, un progetto che si colloca tra la raccolta e il salvataggio delle tracce sonore primordiali e la loro elaborazione in chiave contemporanea.

Il 2024 ricorda anche i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. Una figura che apre, per la prima volta nella storia umana, la frontiera della simultaneità come prospettiva di stile di vita e di sviluppo, la prossimità invisibile che la ricerca scientifica e tecnologica ha tradotto in un mondo perennemente interconnesso. E’ dal Colle dei Cappuccini in Ancona che il 7 agosto 1904 Marconi dà vita ad una delle connessioni più leggendarie ed eclatanti, quella con Poldhu in Cornovaglia, 1750 chilometri di distanza.

L’etere diventa infrastruttura per le comunicazioni, l’arte, l’economia. La radio è l’inizio di un tempo nuovo per l’umanità. La legacy di Marconi, tra l’archivio e l’oracolo, sarà al centro delle riflessioni del filosofo della tecnologia Cosimo Accoto con il giornalista Andrea Borgnino e di un'installazione concepita dall'artista Giovanni Gaggia.

Molti autori si susseguiranno sul palco di Marzocca per raccontare il loro lavoro. Tra questi Gustav Düsing racconterà il progetto lo Study Center dell’ateneo di Braunschweig che gli è valso – insieme a Max Hacke – il massimo premio di architettura europeo, il Mies van der Rohe Award, introdotto da Anna Sala della Fondazione Mies van der Rohe. Pietro Martino Federico Pizzi dello studiopizzi, vincitore a sua volta del Premio Italiano di Architettura MAXXI_Triennale presenta la sua Cantina Ceresé insieme al gruppo Grazzini, Tonazzini, Colombo, autori dell’installazione “Quintessenza” nella piazza del MAXXI e come tali insigniti del premio italiano giovani 2024. A introdurre il premio e i suoi vincitori ci sarà Lorenza Baroncelli, direttrice del MAXXI Architettura. Lo studio newyorchese Lot-Ek (Ada Tolla e Giuseppe Lignano), oltre a presentare il proprio lavoro, offre al pubblico l’anteprima di un film dedicato alla loro attività diretto da Tom Piper.

Sulla base dei loro progetti e delle loro pubblicazioni, Bianca Felicori, Giulia Menzietti, Lisa Andreani e Francesco Benelli discuteranno del ruolo delle rovine e dei progetti trascurati (“forgotten”) nel quadro dell'architettura e della cultura artistica contemporanea. Molte le installazioni, opere d’arte, esperimenti di public design presentati nella maratona. Alix Boillot, borsista di Villa Medici, sarà presente con la sua opera “percussionistica” Grace, HPO, collettivo ferrarese, con l’installazione-tavolo da ping pong TTT, realizzata per la mostra Sculture nella Città 1971/2024 a Pesaro. Il collettivo toscano Lemonot, formato da Sabrina Morreale e Lorenzo Perri, presenta l’installazione TALAMO, progetto promosso da BASE, realizzato in partnership con l’azienda marchigiana Noctis e supportato dal programma dell'Unione Europea Culture Moves Europe. Del grande letto leggero, scomposto, sospeso e abitabile, parlano Linda Di Pietro, direttrice di BASE e uno degli autori, Lorenzo Perri.

Al termine dei talk, come sempre la maratona video con vari contenuti multidisciplinari, accompagna gli ospiti verso l’alba: le frontiere del design sono esplorate dal film WE THE OTHERS (2024, 55 min) di Maria Cristina Didero e Francesca Molteni dedicato ai quarant’anni di attività dei fratelli brasiliani Fernando e Humberto Campana e la proiezione è seguita da un incontro delle autrici con Marva Griffin, ideatrice e curatrice del SaloneSatellite. Il documentario Energie in movimento. Gagliano Aterno, paese futuro, diretto da Beatrice Corti e prodotto da 3DProduzioni, racconta cosa è cambiato negli ultimi anni nel piccolo paese abruzzese, da sempre terra di emigranti in cerca di fortuna, soprattutto verso Canada e Africa. Oltre a questi, viene presentato il film sul lavoro dei Lot-Ek e tre brevi film prodotti dalla piattaforma LINA introdotti da Ewa Effiom, Laura Hurley, George Guledani.

Come ogni anno l’esperienza del cibo presenta storie originali: per questa edizione il light dinner di Demanio 2024 è a cura di Pandefrà. Le gustosità Sibilline sono a cura diVarnelli. La manifestazione è promossa dalla rivista MAPPE, Gagliardini Editore, dall’Associazione Demanio Marittimo.Km-278 con la collaborazione delMAXXI, del Comune di Senigallia, della Regione Marche e il supporto di un’ampia rete di imprese, istituzioni e associazioni.


Demanio Marittimo.Km-278
XIV Edizione

È un progetto promosso
MAPPE

Gagliardini srl

Associazione
Demanio Marittimo.
Km-278


in collaborazione con
Comune di Senigallia
Regione Marche
Fondazione MAXXI
Camera di Commercio di Ancona
Università di Camerino - SAAD Scuola di Ateneo Architettura e Design Eduardo Vittoria
Università Politecnica delle Marche
Symbola Fondazione per le Qualità Italiane


e con
ADI MAM
BASE, Milano
Casa Sponge
Consorzio AAster
Il Paesaggio dell’Eccellenza
Inarch
Quodlibet
Ubik Sapere Senigallia
3D Produzioni Video
Villa Medici, Roma

patrocini
Ordine Architetti della provincia di Ancona
Ordine Ingegneri della provincia di Ancona
Ambasciata della Repubblica del Kosovo in Italia


ideazione e cura del progetto e del programma
Cristiana Colli
Pippo Ciorra

segreteria organizzativa
Myra Geraldine Meterangelo


mappa in AR
Luca Di Lorenzo


media partner
Artribune
Untitled Association
LaRivistaCulturale.com
Linkiesta ETC
Rai Play Sound


partners tecnici
Elettrocupra
Gagliardini
Pigini Group
Noctis


visual
ma.design
Massimiliano Patrignani, Monica Zaffini


traduzioni
Elisabetta Paolozzi

progetto vincitore del concorso per l’allestimento
OLTRE
Fatijon Ademaj
Michele Forti
Qendron Mema
Gloria Seri
Elisa Valori


supervisione e coordinamento tecnico per l’allestimento
PLA Studio
Emanuele Marcotullio


service audio-video
Ventilazione
ufficio stampa
Alessandra Santerini
social media
Tonidigrigio
drink&food partner
Collesi
Lalli
Pandefrà
Varnelli

Rovine&Ripari

Cristiana Colli

Il pane di Zhanna Kadyrova appoggiato su una tovaglia bianca davanti al mare mosso di Marzocca era un segno irriducibile, perentorio. Pane di pietra, un inerte senza lievito, con le sembianze di ciò che è familiare e fa casa ma senza il rito della tavola, del nutrimento e della cura. In quei sassi arrivati dai boschi e dai fiumi dell’Ucraina c’e’ la dimensione tragica della rovina, con l’elaborazione che l’arte offre a se stessa e al mondo. Come gli abiti di “Second hand” - un ciclo affascinante della stessa Kadirova - costruiti con le piastrelle rotte di luoghi distrutti e in metamorfosi. Guerre di oggi che scuotono le coscienze, come le guerre di ieri che hanno segnato generazioni. Demanio prosegue nella ricerca fatta di assonanze e riverberi, dove ogni cosa è dentro l’altra, ogni tema ricorre, si precisa, si espande. Esiste nella relazione. Interrogarsi ora sul tema della rovina e del riparo, parole gemelle, entrambe sostantivo e verbo, definite ma aperte e in cammino, significa provare a cogliere nelle cose del mondo il sacro che abita l’in between di questa civiltà. Stare tra le cose per stare nel tempo e nella storia. Così certi anniversari sono dispositivi, coincidenze che parlano a noi come tracce di futuro. Un secolo fa a Urbino nasceva Paolo Volponi, una figura centrale del ‘900 italiano, che ha anticipato la dimensione sfaccettata dell’intellettuale che si mette in mezzo tra le pratiche e gli immaginari del lavoro e dell’industria come ambiente cognitivo, e l’etica pubblica che ha nella politica l’orizzonte della cittadinanza. Oltre un secolo fa nasceva a Bologna Guglielmo Marconi, l’inventore che segna un punto di non ritorno nella storia umana. C’è qualcosa di magico, arcaico e tecnologico insieme nell’invisibilità del messaggio che trattiene la moltiplicazione potenzialmente infinita della relazione, oltre lo spazio il tempo e i confini. Con lui accesso, simultaneità e interconnessione diventano necessità, cultura e conoscenza, stile di vita, progetto, nuove economie. Ascoltare la sua voce e comprenderne la preveggenza, è un’esperienza che si colloca tra l’archivio e l’oracolo. Oltre duemila anni fa l’eruzione più grande della storia fa di Pompei un luogo planetario, l’immaginario per eccellenza della categoria concettuale della rovina, della sua pratica di studio valorizzazione e preservazione, e dell’infinita tessitura che declina l’idea del riparo e della riparazione come ponte tra le arti e i linguaggi, le antropologie fino alla produzione contemporanea. Pompei Commitment è un dialogo tra memorie che si producono in modalità incessante in un tempo circolare e infinito. La rovina che affascina e seduce per la gravitas, la bellezza della radicalità decadente, l’estensione nel dibattito delle idee - attuale e necessario. La rovina che riguarda l’ecosistema e il Vivente, le specie e ogni altro heritage, gli habitat naturali a rischio estinzione, il linguaggio, il sistema valoriale, i luoghi e le icone a cui le comunità affidano il senso di un’appartenenza comune. Se la civiltà dei consumi, con l’obsolescenza programmata e il lavoro sofisticato sui desideri anche quando orientati al senso intrinseco del limite, è concepita per produrre inesorabilmente rovine e ripari reali e simbolici, è la creazione di legacies consapevoli la sola postura possibile, l’antidoto per riconoscere la dimensione spirituale e simbolica che sta dentro e oltre ogni progetto, ogni edificazione, ogni narrazione. Che si tratti del masterplan di una capitale, di un’architettura o di un’immagine, di un museo, di un oggetto, di un’opera del talento o dell’ingegno. Comunque rovina, comunque riparo.

Rovine&Ripar(azion)i

Pippo Ciorra

Tra i molti titoli scelti per le 14 edizioni di Demanio, tutti piuttosto inclusivi, questo è certamente il più ambiguo, il più sfuggente, e allo stesso tempo quello che meglio si adatta al momento storico in cui la nostra maratona ha luogo. Rovina, come diceva Jean-Louis Cohen della modernità, come “promessa o minaccia”. O piuttosto, nel nostro caso, promessa e minaccia. Di questa complessa contraddizione, costruita in decenni di sovrapposizione tra realtà e interpretazione, di ordine e caos, si nutre il programma della nottata. Cinquant’anni fa le fotografie di Guido Guidi, protagonista di questa edizione e di una grande mostra in preparazione al MAXXI, sembravano dare una svolta narrativa illuminante all’idea di scarto e rovina, sia che si trattasse di angoli marginali del paesaggio, di costruzioni anonime, di vite minori, sia che il suo obiettivo si posasse sui resti drammatici di bunker del Vallo Atlantico o su angoli e ombre sfuggenti delle opere di Mies van der Rohe, Le Corbusier, Carlo Scarpa. In architettura la rovina, archeologica o moderna che fosse, era infatti un concetto ancora più virtuoso e incoraggiante, un testo su cui studiare il passato o una preesistenza da cui muovere per costruire il futuro. Fiumi di inchiostro e decine di edifici sono stati dedicati al culto felice e aggiornato delle rovine moderne, dai testi di Virilio alle ricerche sul riciclo, dall’Emscher Park ai mille progetti sul riuso dei “capannoni senza padrone”. L’attenzione alla rovina sembrava non essere altro che un buon inizio per costruire una solida teoria contemporanea dell’architettura, consapevole che era finito il tempo della tabula rasa , entusiasta di incorporare in modo nuovo passato e presente . Oggi le cose sono brutalmente cambiate. Dopo Covid, guerre a noi molto vicine, catastrofi varie pronunciamo la parola rovina con più pudore, con un’attenzione che sembra dedicata a depurarla da quello strato sottile di cinismo che ci permetteva di interrogarci più su quello che di buono potevamo fare con una rovina (architettonica, artistica, urbana, disciplinare…) che non sulle ragioni per cui quei “resti” erano diventati tali. Per questo vale forse la pena di prendere coscienza di quel tanto di problematico c’è oggi nella questione delle rovine e quindi nel titolo scelto. E di conseguenza forzare il riparo verso il significato che ci porta verso il verbo. Riparo come riparare, aggiustare, reagire alla perdita di qualcosa non solo filosofando sulle tracce rimaste sul campo ma mettendoci le mani dentro – hands on – e provando a dare un senso ancora più profondo a un vocabolo che ci è già molto caro, Riciclo. Il Demanio non può che prendere atto del nuovo inquietante spessore della parola rovina ma allo stesso tempo non può ignorarla; e raccoglie allora intorno alla piazza temporanea che gli studenti della SAAD costruiscono sulla spiaggia di Marzocca una serie di esperienze che ci suggeriscono idee su come vivere in mezzo alle rovine, su come comprenderle, su come evitare che se ne producano altre, su come utilizzarle per un progetto di futuro virtuoso e riparatore . Si vedranno i lavori di architetti che cercano di usare gli scarti per arrivare allo spazio ideale, come per i container dei Lot-Ek, o che cercano nuove e interessanti strade per conciliare bei progetti e desiderio di ricostruire le relazioni sociali, come per i progetti premiati in Italia e nel Mies van der Rohe Architecture Award. Si vedranno performance e installazioni che fanno capire come il linguaggio artistico applicato allo spazio può essere un dispositivo utile per costruire sulle rovine senza cancellare tracce utili e profonde, una via d’uscita incerta e interessante da questo groviglio di rovine.

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