nelle Marche
Mi perdo ancora viaggiando nelle vallate ammirando le colline, la posizione dei casali, le ombreggiature delle querce secolari. Dove è stato alterato questo modello abbiamo perso ispirazione, tradito la nostra natura, rinunciato allo spazio abitativo. La possibilità di vivere all’interno e all’esterno, di accudire un piccolo orto, di riappropriarci della conoscenza del cibo e della stagionalità credo possa essere un progetto desiderato da molti, sempre più spesso dalle nuove generazioni. I casali marchigiani e i suoi abitanti hanno avuto una funzione importante sociale e di conservazione del paesaggio, la sapienza con cui venivano gestite la tenuta delle pendenze, dei corsi d’acqua, di come si era capaci di anticipare i danni dei fenomeni metereologici non possiamo dimenticarla.
Allo stesso tempo erano costruzioni solide, funzionali, luminose, organizzate perché non mancasse cibo e assistenza. Credo che sia necessario lanciare un allarme affinché le politiche le tutelino dalla perdita e dall’oblio, non possiamo trasformarle solo in destinazione turistica. Gli architetti sapranno realizzare tesori da queste strutture, dai loro materiali e dalla loro storia, sapranno insegnare il valore di questi affacci e del potenziale di una nuova scelta residenziale.
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